27/12/2020 – Inviato via mail – Amazzone Albifrons

Ciao Maria mi chiamo Luca è da parecchio che cerco una persona esperta che mi possa aiutare ho letto con molto interesse i tuoi articoli, avrei bisogno di un tuo consiglio da  circa un anno ho un’amazzone albifrons allevato a mano di 6 anni acquistato da un precedente proprietario il quale non lo teneva in modo ottimale ti basti pensare che era all’interno di una piccola voliera con un cacatua che a sua volta gli aveva strappato tutte le piume dal capo.

Ad oggi con molta pazienza sono riuscito a riconquistare la sua fiducia, in famiglia si fida e si lascia coccolare solo da me tanto che è diventata una cosa quasi morbosa non posso fare un passo che mi segue ovunque e se perde il contatto visivo strilla come un matto come quando rientro dal lavoro e mi sente rincasare comincia strillare fino a quando non lo faccio uscire dalla gabbia ed è qui che ho bisogno di un tuo consiglio.

Come potrei rendere questo rapporto meno morboso e come potrei fare in modo che quando sono in casa non continui a gridare aspettando che lo liberi ,come puoi immaginare non posso tenerlo sempre fuori anche se sono in casa ho provato a ignoralo ma  non ha funzionato.. Spero di non averti annoiato e spero in una tua risposta grazie per la tua disponibilità.

Amazona Aestiva

Ciao Luca.

Non mi hai annoiata affatto anzi. Ti rispondo molto volentieri e benvenuto nel mio blog.

Il tuo problema è più diffuso di quanto puoi immaginare poiché i pappagalli, in particolare le specie particolarmente dotate dal punto di vista della potenza vocale, mettono inevitabilmente di fronte a problematiche gestionali prima o poi.

Partiamo innanzitutto  dal presupposto che fare ricorso alla propria voce, è per tutti i pappagalli un meccanismo naturale e fisiologico.

Sono animali gregari e sociali, in natura vivono in grandi colonie, e la loro potente voce è uno strumento di cui la natura li ha dotati, per potersi richiamare in lunghissime distanze, e oltrepassare la barriera del fogliame delle fitte foreste che costituiscono il loro habitat.

Non è un caso che le specie più rumorose vivono nelle fitte foreste dell’Amazzonia. 

Le Amazzoni, come hai avuto modo di sperimentare, è tra queste.

La personalità delle Amazzoni in generale, è caratterizzata da una forte propensione a essere al centro dell’attenzione, è tutt’altro che timida, molto esuberante, con tratti marcatamente dominanti nel contesto familiare in cui vivono.

Si attaccano morbosamente al proprietario, ma con la caratteristica di far corrispondere molto spesso alla persona prescelta, una marcata aggressività verso le altre persone che percepisce come antagoniste.

E poichè il loro insopprimibile bisogno di attirare l’ attenzione del proprietario si manifesta appunto con il suo detonante richiamo, le problematiche gestionali, soprattutto se si vengono ad instaurare determinate abitudini, col tempo diventano veramente difficili da affrontare.

Premetto comunque che tu hai fatto un ottimo lavoro con la tua Albifrons.

Ti sei ritrovato ad affrontare una situazione già difficile in partenza, derivante da una cattiva gestione precedente, per non dire pessima.

Un’amazzone che ha già subito traumi di abbandono, per incapacità del proprietario di assumersi la responsabilità affettiva dell’adozione di un animale così complesso, allevato a mano, e per di più confinato poi a convivere con un cacatua, che essendo già territoriale e tendenzialmente aggressivo di suo, non lo ha certo accolto col tappeto rosso…!

Quindi tu hai dimostrato di avere l’ amore e la pazienza necessaria per il recupero affettivo di questa creatura, ma ci sei riuscito talmente bene che ora lui si è inevitabilmente legato in questa maniera morbosa a te.

Vedi, tu con il tuo amorevole intento, senza rendertene conto, hai instaurato determinate abitudini, ormai radicate nelle aspettative del tuo Albifrons.

Lui si comporta in maniera naturale con te, ti sente arrivare e ti chiama.

Ovviamente lo fa usando lo strumento più efficace che ha a disposizione: la sua voce.

E ha capito benissimo che questo funziona, perché prima o poi la tua amazzone ottiene quello che vuole, ossia che tu arrivi e la liberi.

Tu sai già che le grida vanno ignorate esattamente come si fa con i capricci dei bimbi, perché tali sono in fondo dal punto di vista comportamentale; e giustamente lo anticipi.

Ma non funziona perché prima o poi (più prima che poi) tu cedi, per non sentire vibrare la tua membrana timpanica, oltre ai vetri di casa.

Involontariamente tu “rinforzi positivamente” il comportamento sbagliato dell’animale. In questo modo lui ottiene due effetti in uno: ottiene la tua attenzione, e la fai uscire.

La situazione è complicata, ma non impossibile da invertire. Tu hai dimostrato di avere molta pazienza e quindi puoi sicuramente migliorare la situazione.  Qui io ti suggerisco di agire su più fronti.

Il primo è quello di continuare ad ignorarla quando urla. Vai da lei solo quando si sarà calmata.

So che ti metterà a dura prova, ma cerca di resistere, perché è l’unico modo per farle capire che urlare non porterà a nessun vantaggio, anzi. Se urla in tua presenza esci dalla stanza.

Ricorda di non alzare mai la voce, perché come sai i pappagalli ci imitano. Quindi usiamo sempre con loro un tono basso e pacato.

Evitiamo anche gli ambienti rumorosi e caotici. L’ideale è poter avere una gabbia da spostare nei vari ambienti di casa, in modo da garantire un equilibrio di convivenza per tutta la famiglia, alata e non.

La cucina non è mai il luogo più idoneo, proprio perché ci vedono andare avanti e indietro, e l’ambiente è troppo caotico ed euforizzante.

Poichè tutto si basa sul ”rinforzo positivo”, non appena lei urla, tu esci subito dalla stanza.

Fai in modo che lei crei subito una connessione tra i due eventi. Urlare porta solo a ottenere l’opposto di ciò che vorrebbe: il tuo allontanamento. Quando si sarà calmata allora vai da lei e premiala con una coccola o una leccornia.

L’obbiettivo è rinforzare positivamente i momenti in cui si calma.

Altro consiglio.

Tra le Amazzoni, l’Albifrons è di temperamento molto attivo, e molto incline alla noia.

Ha una notevole necessità di rosicchiare. Forniscile nella sua gabbia dei rami in grandi quantità, di varie misure. Ideali quelli di Salice.

Costruisci tu stesso dei giochi fatti di legni idonei ai pappagalli, come Betulla, Faggio, Magnolia. Tieni sempre presente che l’ambiente più sano per un pappagallo, è quello che rispecchia il più possibile quello naturale. Quindi solo materiali semplici, naturali e non trattati.

Tenere sempre in attività la loro mente è il miglior antidoto alla noia, con tutte le problematiche annesse.

Metti in atto tutte queste strategie insieme, e sono certa che la situazione migliorerà.

Ma tieni sempre presente che il meccanismo di richiamare il proprio compagno umano, resta per questi animali un meccanismo naturale ed insopprimibile.

Ciao,  Maria.

23/12/2020 – Inviato via mail – Lori

Ho visto la tua pagina e mi sono permessa di mandarti una mail per farti qualche domanda.

Io un un Lory Pet da fine Novembre circa. Giocherellone, vispo, mangione, quando lo libero dalla grande gabbia in cui vive si mette da solo sulle mie mani, a volte svolazza per la stanza altre volte rimane su di me. Vedo che tende a “mordicchiare” ogni tanto, è normale?

Altra domanda: durante la giornata ogni tanto canta e “strilla” forte, gli acuti non gli mancano senz’altro. So che può significare noia e simili, è corretto? Allora lo prendo e lo sposto dalla cucina, dove sta di solito, alla camera, dove lavoro attualmente in smart-working. E vedo che si calma e torna sereno: è normale? È davvero possibile che un pappagallo si affezioni così tanto ad un essere umano “di fiducia”?

Grazie, buon Natale e buone feste.

Ciao Giorgia, e benvenuta nel mio blog!

Sono sempre lieta di accogliere i quesiti di chi come te, si pone davanti a questo mondo straordinario con l’intento di conoscerlo in modo approfondito al fine di instaurare il rapporto veramente ideale con queste creature così speciali.

Inizio a risponderti dall’ultima domanda, in quanto è quella che rappresenta in assoluto lo scrigno più prezioso, l’emblema, il simbolo della magia che viene ad instaurarsi in un rapporto che io definisco “una storia tutta da scrivere”…

È davvero possibile che un pappagallo si affezioni così tanto ad un essere umano di fiducia? Parliamone. La risposta è sì Giorgia!

Il pappagallo è una creatura estremamente complessa, quanto di più simile ad un essere umano per capacità cognitive ed emotività. Ne consegue che come tutte le creature dotate di una spiccata intelligenza, viene a sovrapporsi un’altrettanta sensibilità. Amo queste creature proprio per la loro complessità psicologica.

Il loro modo di amarci è completamente diverso da quello di altri ordini di animali in cui esiste nella loro memoria antica, una gerarchia sociale rappresentata da un “dominante ed un sottoposto”, come ad esempio nel cane.

Nella memoria antica del pappagallo non esiste alcuna gerarchia sociale basata su un rapporto subordinato, bensì un regime sociale paritario.

I pappagalli ci scelgono, esattamente come noi scegliamo il nostro compagno/a per la vita. Non ci amano a prescindere. È un rapporto basato sulla fiducia e sulla conquista, non su forme di dominio.

Il loro comportamento affettivo si modificherà nel tempo esattamente come avviene per noi umani (evolvendosi in tutta la costruttività di cui noi saremo i pionieri) a seconda delle fasi di crescita e relative tempeste ormonali. Dobbiamo vedere queste creature esattamente come i bimbi, in tutto il loro percorso evolutivo ed emotività.

Il legame che si può instaurare con loro è qualcosa che va al di là di ogni immaginazione, una profondità che può sfidare le leggi del possibile, una grande tela in cui dipingere insieme a questi nostri compagni alati, itinerari inesplorati nel mondo dell’affettività umana.

Sono in grado di donarci un amore incondizionato, a patto di instaurare con loro un rapporto in cui ricambiamo  la loro stessa dote di empatia. Sentire quello che sente un pappagallo, entrare dentro la sua anima e percepire tutto quello che lo circonda, attraverso la sua sensibilità, entrare dentro le sue insicurezze e paure, come entrare nei suoi umori. Ma soprattutto, “sentirli”…

Ora rispondo agli altri tuoi quesiti.

Abbiamo parlato di percorso evolutivo. Quindi, esattamente come un bambino lui sta esplorando l’ambiente che lo circonda, e lo sta facendo in assoluta serenità.

Dalle tue parole percepisco che tu stai facendo un ottimo lavoro nel condurlo idealmente per mano verso la sua crescita e sviluppo affettivo.

La mordacità che a volte noti è assolutamente normale in quanto rappresenta da una parte il suo fisiologico bisogno “assaggiare” l’ambiente, percepire le varie consistenze degli oggetti che lo circondano. Mani comprese. Una sorta di fase orale, in cui la conoscenza passa attraverso il becco. Dall’altra devi tenere presente che i Lori e Lorichetti, come altre specie di pappagalli dotate di un becco non proprio minuscolo, hanno una certa tendenza a stringere. Ma non è quasi mai intenzionale, a meno che noi non “rinforziamo” questo comportamento con dei nostri gesti manuali che il pappagallo percepisce come impositivo e quindi con diffidenza. Ma questa è un’altra storia.

Veniamo alla voce acuta.

Ebbene sì, Lori e Lorichetti sono dotati di un fischio molto acuto, che emettono ovviamente in tutte le situazioni in cui vogliono richiamare la loro attenzione, oppure quando sono molto sollecitati dal punto di vista ambientale.

Mi dici che la sua collocazione è in cucina; si tratta notoriamente di un ambiente rumoroso per la presenza di TV, rumori domestici e in particolare il passaggio continuo di noi umani. E poiché i pappagalli ci imitano (come i bambini), un ambiente rumoroso come la cucina avrà  un effetto euforizzante per loro. Tu stessa mi dici che appena lo porti in camera, dove tu lavori al computer, lui si rilassa. Luce più soffusa, pochi rumori, e in particolare lui percepisce te rilassata. Confermo che il ricorso alla voce naturale, può essere riconducibile al bisogno di richiamare l’attenzione, e talvolta noia. Ma il tuo Lori mi sembra che abbia instaurato con te un rapporto equilibrato in tal senso.

Attenzione solo ad una cosa: i pappagalli, esattamente come i bambini, sono abilissimi ad acquisire determinate abitudini che noi nel bene e/o nel male instauriamo con loro fin dall’inizio.

E nel caso di una specie dalla potenza vocale alquanto marcata, imparerà molto presto a far ricorso al suo richiamo naturale per utilizzarlo a suo vantaggio. Quindi è importante gestire il suo naturale bisogno di richiamare l’attenzione senza che ci sia un automatismo tra il richiamo e il nostro intervento.

A parte tutto questo, mi riaggancio a quanto ti ho detto all’ inizio, sulla meravigliosa storia che potrai scrivere insieme alla tua creatura alata giorno per giorno, in cui tu stessa ti sorprenderai di quanto amore sono in grado di donarci, e di quanto colorano la nostra vita nutrendoci l’anima.

Maria

18/12/2020 – Inviato via mail – Parrocchetto Barrato

Ciao Maria, ho da poco acquistato un parrocchetto barrato nato il 25/10 e che sto alimentando a mano con Pappetta. Ho avuto una precedente esperienza di pullo allevato a mano una calopsita con grandi soddisfazioni. Sono due piccoli uccelli con carattere completamente diverso. Ho notato però che il parrocchetto sporca tanto paragonandolo alla calopsitte. È normale o è solo perché è piccolo o forse l’alimentazione? Grazie in anticipo per la risposta.

Ciao Giuseppe.

Se lo stai ancora imbeccando con la pappa da imbecco è fisiologico che le sue deiezioni siano abbondanti, e dalla consistenza fluida e cremosa.

Quanto alla quantità e il paragone con la Calopsitte, dipende da quanto mangiava quest’ultima, e quanto mangia il Barrato nella medesima fase di accrescimento.

Tutto è condizionato dal rapporto con l’alimentazione secca (fase svezzamento) e quella della formula da imbecco.

Ciao. Maria

04/12/2020 – Inviato via commento – Calopsitta o Barrato?

Ciao Maria, innanzitutto complimenti per il sito e per la passione per queste creature.
Mi sono imbattuta nel suo blog in cerca di risposte: mi piacerebbe tanto un pappagallino pet e sono indecisa tra due specie: la calopsitte e il pappagallino barrato. Sarebbe il mio primo pappagallo ed entrambi sembrano idonei per i neofiti, ma mi chiedevo, c’è tanta differenza tra queste specie nella capacità di parola? Mi piacerebbe addestrarlo/a a ripetere qualcosina. Grazie mille in anticipo!

Ciao.

Entrambe le specie sono indicate per i neofiti. Ma molto dipende dalle tue aspettative.

Il pappagallino barrato (Bolborhyncus lineola) è un pappagallino dal temperamento molto tranquillo, simpatico, di facile gestione; viste anche le sue dimensioni ridotte non necessita di un alloggiamento particolarmente grande.

Per quanto riguarda l’apprendimento della parola però se questa è una tua precisa aspettativa, non mi sento di paragonarlo alla calopsite.

Il maschio di questa specie è particolarmente dotato dal punto di vista dell’apprendimento, e della mimica. Caratterialmente è un pappagallo straordinario, molto affettuoso, curioso, socievole, e si lega moltissimo al proprietario.

Tutto questo lo rende un pappagallo d’affezione ideale per un neofita, e in particolare alle famiglie con bambini.

Ciao, Maria

18/11/2020 – Inviato via mail – Parrocchetto monaco vs Lori

Buonasera Maria, le scrivo perché ero su internet alla ricerca di qualche sito che potesse darmi informazioni su alcuni pappagalli.

Allora mi sono innamorata del Parrocchetto Monaco del mio ragazzo, è molto dolce e ne desidero tanto uno anche io. Ho chiesto a chi li alleva se ne avessero uno, ma purtroppo non è periodo, ma in alternativa mi ha consigliato un Lori Variopinto. Ho cercato su internet e in generale rispetto al Parrocchetto è sicuramente più bello e colorato, ma per quanto riguarda il suo comportamento sono un po’ incerta. Ho letto che è un pappagallo molto vivace e che non ama stare molto tempo da solo. Purtroppo però tra scuola e lavoro dei miei genitori, non sempre siamo a casa tutta la giornata, quindi ho paura che questa nostra mancanza possa influire negativamente sul pappagallo. Inoltre, essendo una ragazza che ama molto le coccole, ho paura che questa specie magari non sia affettuosa come un parrocchetto, anche perché ho potuto vedere con i miei occhi che il parrocchetto, se addomesticato con cura, è molto affettuoso, addirittura ho visto che si appoggia su di te per riposarsi.

Forse sono un po’ stupida, ma diciamo che vorrei tanto instaurare un rapporto dolce con questo pappagallo e vorrei quindi essere sicura prima di adottarlo. Quindi mi potrebbe gentilmente spiegare un po’ quali sono le caratteristiche di questo pappagallo, un confronto tra parrocchetto monaco e un lori variopinto e soprattutto, dopo aver letto i miei dubbi, me lo consiglierebbe? La ringrazio molto per l’attenzione!

Ps. Un’altra cosa che un po’ mi spaventa sono il becco e le zampe che sono decisamente più grandi rispetto ad un parrocchetto. 

Ciao Chiara.

C’è una differenza fondamentale di cui devi tenere conto tra queste due specie, che vanno al di là dell’aspetto cromatico, o caratteriale.

Ossia il Parrocchetto monaco fa parte delle specie granivore, mentre i Lori sono nettarivori, e la loro alimentazione è alquanto delicata.

Si nutrono di polline e nettare di fiori, oltre che di frutta in abbondanza.

La loro alimentazione particolarmente zuccherina, produce delle feci molto liquide, emesse a spruzzo, creando delle difficoltà non indifferenti nella gestione in casa.

La natura ha provveduto a predisporre queste specie per questa particolare alimentazione, a cominciare dalla loro lingua a ”spatola” con la quale i Lori e Lorichetti raccolgono il nettare dei fiori.

Per quanto riguarda l’aspetto caratteriale, sono pappagalli molto attivi e curiosi. Necessitano quindi di un certo spazio e intrattenimento.

Sono comunque pappagalli molto affettuosi, anche se hanno la tendenza ad essere mordaci, soprattutto nel tempo.

Il parrocchetto monaco è, a mio avviso, un pappagallo straordinario, sia dal punto di vista cognitivo che caratteriale.

Estremamente dolce e coccolone, molto intelligente nell’apprendere giochi anche di una certa complessità. 

Ha un ottima predisposizione nell’apprendimento della parola umana, che riproduce con un tipico e simpatico timbro nasale.

Pertanto, se la tua aspettativa è quella di avere un compagno alato particolarmente dolce, ti consiglio decisamente il Monaco; tieni presente che è anche una specie molto territoriale, e con una spiccata personalità, e tutto questo lo rende un pappagallo da compagnia  veramente speciale, al di là dei colori meno appariscenti rispetto ai Lori.

Ciao, Maria.

02/11/2020 – Inviato via mail – Agapornis (inseparabile)

Buona sera Maria,

le scrivo perché sono incappata nel suo sito mentre cercavo di reperire informazioni sulle specie di pappagalli per cercare di capire se la richiesta di mia figlia di 9 anni di adottare due inseparabili sia sostenibile per l’intera famiglia, non abituata ad avere alati in casa.

Sono rimasta colpita dalla profondità psicologica delle sue analisi, oltre che dalla competenza dimostrata in materia e ho deciso rivolgermi a lei per un parere.

Premettendo che l’intera famiglia presenta una bassa soglia di sopportazione del rumore, detonante o ripetitivo che sia, ci stiamo domandando se esistono specie compatibili con tale soglia o se sia il caso di orientarci da subito verso altre specie di volatili, escludendo a priori i pappagalli, evitando di vederci costretti a cederli poco dopo averli accolti.

Viviamo in un condominio, ad un piano alto, molto soleggiato, clima mite anche in inverno (città di mare) e abbiamo disponibilità di collocare in casa una gabbia ampia, oltre il metro di lunghezza.

Viviamo fuori casa 8 ore al giorno ma mia figlia si dichiara determinata nel volersi dedicare un paio d’ore al giorno nella sua ampia stanza all’interazione giocosa e affettuosa fuori gabbia con I pappagallini (due sicuramente, data la ns scelta di non lasciare un unico esemplare di pet, di qualsivoglia razza, solo in casa per tante ore consecutive ogni giorno).

Grazie in anticipo per la sua preziosa guida. A presto. Mamma Claudia.

Ciao Claudia e benvenuta nel mio blog.

Ti ringrazio delle belle parole e ti confermo che partire da un’attenta valutazione dell’insieme, specialmente quando mi vengono posti quesiti orientativi sull’opportunità di attuare determinate scelte, è per me un fatto imprescindibile.

Detto questo, partiamo dal presupposto che i pappagalli silenziosi non esistono.

Esistono specie più o meno rumorose, ma come hai tu stessa compreso, tutto è relativo e soggettivo. Come tu stessa hai giustamente premesso, la vostra soglia personale di tolleranza al rumore è molto bassa, e questo dev’essere attentamente valutato, proprio per evitare di dover cedere gli animali una volta portati a casa e sperimentato che non era una scelta idonea per voi. Questo ovviamente comporterebbe uno scompenso affettivo ai pappagalli (di qualsiasi specie), oltre che una sofferenza per la tua bimba, che nel frattempo si sarà certamente legata ai suoi animali…

Il richiamo naturale degli inseparabili è rappresentato da un cicaleccio, di tipo continuo e ripetuto. Quindi se paragonato ad altre specie più grandi, non si può definire un rumore potente, squillante o stridulo. Ma nella sua ripetitività può risultare fastidioso.

E da come percepisco dalle tue parole, nel vostro caso lo potrebbe rappresentare molto. Anche perché devi considerare che se nella vostra eventuale scelta, ne portereste a casa due, il cicaleccio diventerebbe doppio…

Le dimensioni della gabbia e lo spazio a disposizione sono adeguati, e sembra anche la determinazione della tua bimba. Ma temo per la situazione nel lungo termine, vista la premessa di una soglia di tolleranza al rumore già bassa.

Se devo comunque orientarti verso una specie alternativa, potrei suggerirti la più tranquilla Calopsitte, oltre che dal mio punto di vista, migliore come animale da compagnia, per tutto un insieme di aspetti che ho già descritto in altre risposte.

Ma naturalmente è pur sempre una creatura con un suo richiamo naturale, nel suo caso rappresentato da un fischio. Anche in questo caso, devi tenere conto di tutti gli aspetti descritti sopra.

Aggiungo una cosa relativamente alla scelta di acquistarne due:

Per un pappagallo d’affezione non è fondamentale avere un suo simile vicino, in quanto il punto di riferimento affettivo siamo noi umani… Quindi oltre che ad avere del tempo ragionevole a disposizione, è importante la qualità di questo tempo. In termini proprio di relazione affettiva.

Spero di esserti stata d’aiuto nell’orientarti verso la giusta scelta.

Ciao. Maria

18/10/2020 – Inviato via mail – Parrocchetto dal collare e deplumazione

Buongiorno mi chiamo Lilia ed ho un problema con uno dei due Parrocchetti dal collare, allora il più grande (16 mesi) si depluma, ma non ha nulla, nè acari nè altro credo sia solo stress, ho pensato perciò di utilizzare il collarino elisabettiano, non so se è giusto o no farlo, cosa consigli?

Nel caso che misura dovrei comprare ?

Attendo con ansia un consiglio.

Grazie .

Ciao Lilia.

La sindrome da auto-deplumazione dei pappagalli, rientra in tutti quei disturbi della sfera psicologica di questi complessi ed emotivi animali.

La trattazione di questo comportamento autolesivo, è molto complesso, e di non semplice risoluzione. Come puoi intuire, coinvolgendo gli aspetti inerenti alla psiche di un animale sovrapponibile alla complessità umana per emotività e complessità psicologica, l’aspetto affettivo e relazionale con l’essere umano (o dei propri conspecifici nel caso di soggetti allevati dai genitori), è fondamentale.

Occorre quindi esaminare la qualità della sua relazione con l’ambiente che lo circonda.

Andiamo con ordine.

Mi sembra di capire che hai già avuto modo di escludere la presenza di acari o patologie che possano innescare in modo secondario il suo comportano autolesivo. Quindi non resta che valutare l’aspetto affettivo/ambientale.

Facendo un’autoanalisi, quanto tempo dedichi al tuo parrocchetto dal collare? E  soprattutto, la qualità affettiva e relazionale ti sembra in tutta obbiettività, adeguata?

Un pappagallo sano, non annoiato, ben stimolato dagli input esterni, e appagato da un punto di vista affettivo difficilmente andrà incontro a disturbi del comportamento (che si manifestano in molti modi).

Il primo passo da fare quindi, è partire da un’attenta valutazione d’insieme.

I pappagalli sono due, e l’interessato è il maggiore di soli 16 mesi.

Premettendo ciò che ho già spiegato in precedenti post, in cui sottolineo la necessità di questa particolare specie di avere un rapporto di continuità nella relazione con l’uomo, ipotizzo una cosa: avendone un altro più piccolo, non è che ha catalizzato tutte le tue attenzioni, a discapito del maggiore…?

Non dobbiamo mai dimenticare che l’approccio psicologico, da tenere con questi animali così sensibili, è lo stesso che dobbiamo tenere con i bambini, e non mi stancherò mai di ripetere quanto la loro permeabilità psicologica sia molto simile…

L’uso del collare elisabettiano personalmente lo ritengo utile solo nel caso in cui occorra preservare l’animale da un’auto-deplumazione importante, in cui il disturbo sia talmente progredito da spingere l’animale ad accanirsi al punto da crearsi lesioni e ferite (a volte può degenerare in automutilazioni vere e proprie). Oppure dopo interventi chirurgici, medicazioni ecc…

Quindi il disturbo non è affatto da trascurare, al fine di evitare la cronicizzazione del problema, con le conseguenze annesse.

È una via decisamente più complessa da intraprendere e non semplice nella soluzione.

Anche perché implica mettere in atto altre strategie quotidiane e comportamentali.

Ma è l’unica via risolutiva, e non un impedimento puramente meccanico, che può accentuare maggiormente la sua frustrazione, se alla base non si comprende il motivo scatenante.

Ciao, Maria.

13/10/2020 – Inviato via mail –

Ciao Maria, scusami se ti scrivo di nuovo. 

Ti avevo scritto un po’ di tempo fa per avere delle informazioni inerenti a un parrocchetto monaco. Ho notato che da qualche giorno le sue feci sono diventate più scure: in alcuni momenti della giornata sono assolutamente normali, ma in altre sono scure.

Lui è il solito: un pappagallo molto attivo che fa i suoi usuali versi. 

Non gli do da mangiare frutta come mirtilli o altro, anche se ho notato che nel mangime che gli diamo c è della frutta rossa… non so bene cosa sia ma comunque ho visto che non è molto interessato.

Da che cosa potrebbe essere causato questo colore così scuro? Potrebbe essere legato allo stress della muta? Ho smesso di dargli le vitamine, sono davvero preoccupata, non lo nascondo; credo che se non migliora lo porto subito dal veterinario.

Grazie per la tua disponibilità, grazie davvero e scusami se ti ho scritto ancora ma ho visto che la scorsa volta mi hai risposto per davvero e non come altri siti in cui mandi email e non arriva mai una parola inerente a quello che hai scritto. Jessica

Ciao Jessica.

Le feci dei pappagalli sono costituite da 3 elementi:

  • La componente fecale, quella densa e di colore variabile dal verde al marrone;
  • La componente degli urati, che è quella più pastosa e biancastra;
  • La componente delle urine, che è quella liquida e trasparente.

L’alimentazione ne influenza molto la consistenza e il colore, anche all’interno della stessa giornata. Quindi un’assunzione abbondante di frutta e verdura darà luogo a feci più liquide, e certi frutti rossi come more, mirtilli, lamponi e alcune bacche, influenzano il colore, che diventerà più scuro, tendente al rossastro o violaceo.

Anche alcuni pastoncini contenenti frutti essiccati e bacche, influenzano il colore in tal senso. I semi e gli estrusi, faranno variare molto il colore delle feci, che potranno essere di un verde più o meno scuro, ed è normale notare queste variazioni nel contesto di un’alimentazione completa e varia.

Detto questo, tu mi parli di feci molto scure che noti da qualche giorno, anche se non sempre nell’arco della stessa giornata. Qui si tratta di capire il confine tra un eccesso di preoccupazione da parte tua notando delle variazioni che in realtà sono fisiologiche, e tra invece un segnale di qualcosa che va approfondito.

Le feci nere, come qualsiasi anomalia delle caratteristiche abituali  delle deiezioni del pappagallo e ripetute nel tempo,  vanno sempre attenzionate e approfondite con un esame delle feci.

Le cause delle feci molto scure, nerastre come me le descrivi, possono avere molte cause, che vanno da alcune infezioni come parassitosi, o in alcuni casi enteriti, infiammazioni dell’apparato digerente, piccole emorragie o lesioni.

Nel dubbio, ti consiglio di eseguire un semplice esame delle feci presso un veterinario aviario di tua fiducia, per escludere questo tipo di patologie.

Ciao, Maria.

06/10/2020 – Inviato via mail – Parrocchetto monaco in muta?

Ciao, mi chiamo Jessica e ho un parrocchetto monaco

Sono capitata per caso sul tuo sito e, leggendo un po’,  ho visto la conoscenza che hai inerente a queste meravigliose creature quali sono i pappagalli e soprattutto la dedizione che ci metti

Vorrei chiederti una cosa, Il mio parrocchetto monaco ha un anno ed è ancora, in questo periodo, in una fase di muta

Sembrava avesse finito però colui che ce lo ha venduto ci ha detto che vede ancora qualche piumetta che sta per uscire, è un po’ giù, sta arruffato, ogni tanto gioca e molto spesso si pulisce

Le feci sono assolutamente normali (mangia semi e frutta), come anche il suo appetito, il veterinario ci ha detto di aiutarlo con qualche prodotto vitaminico, cosa che sto facendo

È da qualche giorno che però vedo che va sul fondo della gabbia e con le zampine gratta sul giornale e lo distrugge (quest’ultima cosa la faceva già prima, ma il grattare con le zampine no) non capisco se sia un comportamento normale o meno

Non ti nascondo che sono un po’ preoccupata, però prima di andare da un veterinario vorrei sentire anche qualche parere esterno

Il veterinario che abbiamo vicino è generico, non specializzato in pappagalli

Grazie per l’aiuto, Jessica.

Ciao Jessica e benvenuta nel mio blog.

Sono sempre felice di sapere che la passione che metto nell’essere un ponte e punto di riferimento nella relazione a tutto tondo tra noi umani e questi meravigliosi animali alati, arrivi al cuore delle persone.

Da quanto mi riferisci, non vedrei nulla di anomalo nel tuo parrocchetto monaco.

Intorno al primo anno anno di vita avviene la prima muta completa, ed è normale verificare una perdita più consistente del piumaggio.

Questa avviene sempre in modo omogeneo, bilaterale per quanto riguarda le remiganti e timoniere, e tutto avviene regolarmente con la successiva comparsa dei relativi calami, (quelle specie di ”aghetti” che spuntano tra il piumaggio) che daranno luogo alla nuova piuma e penna.

Tutto questo naturalmente avviene con la produzione di una polverina, che è il prodotto dell’esfoliazione del suddetto calamo. Il Pappagallo in questa fase ovviamente dedica molto tempo alla toelettatura per facilitare questo processo di esfoliazione, e avverte anche un comprensibile fastidio.

Per questo motivo può essere utile fargli periodiche doccette con uno spray, molto gradite ai pappagalli. O comunque un bagno frequente. Questo facilita le sue manovre di pulizia, e lenisce il suo senso di fastidio.

Altrettanto utile è anche la somministrazione di un multivitaminico completo sia di vitamine che minerali, come ti ha suggerito il veterinario.

Naturalmente un’alimentazione equilibrata è sempre basata sulla somministrazione quotidiana di frutta e verdura, cosa che già metti in atto. Quello che devi osservare, ai fini di una diagnosi differenziale, è che la muta fisiologica non deve mai presentare chiazze più o meno estese di cute vuota, o qualsiasi disordine del piumaggio nel tempo.

In questi casi entriamo in altri in altri ambiti che spaziano dai disturbi del comportamento, ad altre patologie. Ma nel tuo caso, mi sento assolutamente di tranquillizzarti: si tratta con ogni probabilità della sua prima muta completa; il pappagallo è attivo, non apatico, ha appetito e le feci sono normali.

Il comportamento che noti inerente all’attività sul fondo gabbia è normale, oltretutto considera che il Parrocchetto monaco è una specie particolarmente attiva nella sua propensione a lavorare col becco per sbriciolare e rosicchiare materiali di ogni sorta.

Considera che nel suo comportamento naturale, costruisce imponenti nidi intrecciando rametti di legno, e questa caratteristica la mantiene anche in cattività.

Per questo motivo ti suggerisco di inserire nella sua gabbia dei giochi in legno e corde da poter rosicchiare, e ancora meglio dei rametti in salice con le sue foglie, per poterlo mantenere attivo in tal senso, e contemporaneamente prevenire forme di noia.

Il Parrocchetto monaco è un pappagallo particolarmente intelligente e curioso, e il gioco è una componente essenziale del suo benessere.

Ciao, Maria.

20/09/2020 – Inviato via mail – Aratinga Jandaya

Ciao, potresti essere la mia salvezza…
Ti chiedo un grande aiuto per quanto riguarda questa specie, non è il conuro del sole, ma credo che il comportamento non sia molto distante.
Io e mio marito abbiamo scelto questo pappagallo quasi per caso, e da qui il primo errore. Documentandomi tra le varie specie, optavo per il caicco… ma entrando nel nostro negozio di animali di fiducia, abbiamo visto lui…colori stupendi, apparentemente molto tranquillo ed era in negozio da diverso tempo…
Io non ero convinta ma a gennaio di quest’anno è iniziato un periodo molto tosto e mio marito ha insistito per prenderlo in quel momento. Era nei progetti un pappagallo ma con il 2021… Un po’ titubante, ma neanche troppo, lo abbiamo preso.
Bene, purtroppo sono disperata…
Il primo periodo mio marito era senza lavoro e lo aveva spesso addosso anche se io gli dicevo che sarebbe stato un errore visto che non sarebbe potuto essere così per sempre… ma tant’è… Credo che qui sia stato fatto il secondo grave errore.
Morale: ci sono giorni in cui mi viene da piangere per le grida insopportabili che emette; sono sensibile ai rumori e mai avrei immaginato degli acuti così.
Ho conosciuto altri pappagalli ma non è il rumore in sé che mi fa impazzire, quanto il volume che raggiunge… arriva a farmi venire un mal di testa infernale e la realtà dei fatti è che divento nervosissima… Oltre a fischi alle orecchie…e la mia qualità di vita sta peggiorando per via di questo.
Non posso rilassarmi mezz’ora in pace a casa mia… anche coprendolo, lui continua… solo il buio mette la pace… Mi chiedo, posso vivere così? La risposta è no… decisamente no.
Stavo pensando anche se la soluzione fosse un altro pappagallo… ma chi mi garantisce che non sia ancora peggio?
È brutto da dire… ma non vedo l’ora di non averlo più… ahimè la vita media è assai lunga.
Mio marito è molto meno sensibile a livello uditivo… io invece sono sempre stata ipersensibile… e niente, ho fatto il gravissimo errore di prendere il pappagallo più rumoroso che esista e dovevo informarmi meglio, ma soprattutto non farmi convincere per non deludere mio marito.
Perdona la lunghezza della mail, ma spero che tu possa comprendere la mia situazione e ho visto e letto che di te posso fidarmi e capire cosa posso fare senza nuocere nessuno, compresa me stessa.
Grazie mille, Nadia.

Aratinga Jandaya – Conuro Jandaya

Ciao Nadia.

Ho letto più volte la tua mail, e sento molto chiaramente la complessità della tua  situazione, soprattutto dal punto di vista psicologico che si è generata.

Le tue parole descrivono molto chiaramente le conseguenze che possono conseguire dall’ acquisto dettato troppo spesso più da impulso (bellissimi colori, apparentemente tranquillo, per passare a aspetti più complessi, quali il non deludere sentimenti affettivi, quali quelli a cui fai riferimento). Come spesso mi ritrovo a dovere ribadire, c’è una doverosa responsabilità da entrambe le parti: ossia, da parte di chi si avvicina all’adozione di un pappagallo d’affezione, e in particolare da parte di chi lo cede…

Le persone non sono mai abbastanza preparate e informate per gestire in tutti gli aspetti questi animali. Si tratta di animali estremamente complessi dal punto di vista psicologico, e una volta esauriti l’abbaglio cromatico iniziale, le proiezioni personali volte ad un’identificazione irreale di animali acquiescenti, passivi, dominabili, e peggio ancora, depersonalizzati al punto di silenziarli a comando, le conflittialità arrivano puntuali come un orologio svizzero.

Parlando solo contestualmente all’aspetto della rumorosità di una determinata specie, non bastano gli interrogativi sul contesto ambientale quali casa singola o condominio, possibili conflittualità col vicinato ecc…, ma anche la PROPRIA soglia personale della percezione del rumore. Ognuno di noi possiede una soglia di tolleranza ad essa, ed è tutto estremamente soggettivo e relativo.

Se noi riconosciamo in noi stessi una soglia di percezione estremamente bassa, avvertiremo rumori definiti come insopportabili, imputabili di disturbi della qualità di vita in senso generale, rumori che per altri sono più gestibili su suddetti fronti.

Ne consegue che un rumore potenzialmente quanto obbiettivamente percepibile come intenso, può detonare in noi reazioni che innescano un vero proprio circolo vizioso nefasto, una spirale che innesca meccanismi a catena, che risucchiano in comportamenti che finiscono per  essere lesivi verso tutti componenti dello stormo familiare, costituito da alati e non.

So che le mie parole possono essere percepite dure, ma in realtà sto cercando di far comprendere a te, come in tutti coloro che leggono e che si accingono ad adottare un pappagallo d’affezione, le possibili problematiche alle quali dobbiamo essere pronti ed  ”attrezzati” per gestirle nel medio e lungo termine.

Per quanto riguarda il solo aspetto della rumorosità, occorre comprendere bene una cosa: il pappagallo silenzioso non esiste. Esistono specie più o meno dotate di questo strumento fondatorio importante, ma NON è insopprimibile e meno che meno dominabile.

Per il pappagallo, fare ricorso alla propria voce, è uno strumento biologico e psicologico insopprimibile. Come più volte ho detto, i pappagalli si comportano esattamente come i bambini: ci imitano!

Apprendono tutto quello che vivono, nel bene o nel male, e che ci piaccia o no, hanno le antenne e captano tutti i nostri umori, e li RIFLETTONO all’esterno… Detto tutto questo, è facile comprendere come si inneschino certi meccanismi. Tornando a te Nadia e alla tua situazione che si è venuta a creare, come tu stessa descrivi e ammetti, sei nervosissima, non trovi pace e la tua qualità della vita percepisci che sta diventando ingestibile per te.

Quindi da una parte ci sei tu che,  immagino avrai reazioni di stizza verso il tuo pappagallo, con risposte ancora più robuste dal punto di vista del tono della tua voce alla sua normale richiesta di attenzioni, quindi probabilmente a tua volta urli, e lui inevitabilmente risponde con l’ unico strumento a disposizione che ha: la voce.

Due effetti in uno: da una parte il proprietario risponde alle attenzioni del pappagallo, dall’ altra ottiene una risposta ancora più forte… quindi dal punto di vista del pappagallo, una vera e propria conversazione in corso…!

Dall’altra parte abbiamo questo potenziale vocale del pappagallo, che è fisiologico quanto insopprimibile, ma con i NOSTRI comportamenti possiamo in qualche modo gestirlo.

L’Aratinga Jandaya è in quasi tutto e per tutto simile all’Aratinga solstitialis, sia nella bellezza cromatica, quanto nella docilità e dolcezza.

Ma anche nell’estensione del suo apparato fonatorio… Il suo richiamo naturale è altrettanto importante, con un timbro di tipo stridulo e acuto. Altre specie sono caratterizzate da un fischio acutissimo, e altre con un richiamo più gracchiante, ma dalla potenza percepibile come una detonazione. Altre specie con un richiamo meno potente preso singolarmente, ma che diventa poco gestibile nella ripetitività.

Tutto è soggettivo Nadia.

Analizzando la tua specifica situazione, e come tu stessa riconosci, il tuo Jandaya nel periodo iniziale, causa anche alla forzata permanenza in casa alla quale tutti siamo stati sottoposti all’ inizio di quest’anno, è stato in qualche modo viziato, sempre fuori dalla gabbia e sempre a contatto fisico. E come sappiamo tutti bene dall’esperienza con i bambini (quanto di più simili a questi animali alati), è molto semplice  acquisire determinate abitudini piacevoli… Ma proprio come avviene per il bambino, occorre stabilire dei rituali, delle abitudini che costituiscono il cardine dell’equilibrio psicologico.

In altre parole, esiste un tempo ed un confine per tutto, un tempo per il gioco e per  le coccole fuori dalla sua gabbia, e un tempo per l’intrattenimento dentro la sua gabbia. Che ricordo non deve essere mai percepita dal pappagallo come una costrizione o punizione, ma come un’accogliente nicchia, un rifugio in cui sentirsi sereno e tranquillo.

Per fare un semplice paragone con noi umani: anche a noi piace (giustamente) esplorare l’ambiente, muoverci, viaggiare… ma poi abbiamo voglia e bisogno di un rifugio in cui sentirci bene e protetti: la nostra casa. Ecco, per il nostro compagno alato, la sua gabbia deve essere percepita come la sua casa, il suo rifugio. Se commettiamo l’errore di tenerlo prevalentemente al di fuori, appena arriverà il momento di tenerlo dentro per preservare la sua incolumità quando saremo fuori casa, è inevitabile che lui protesterà… E lo farà con il suo unico e grande strumento che ha a disposizione: la sua voce.

Quello che in estrema sintesi posso concludere per orientarti sul da farsi nella tua situazione, è questo:

Esercita il più possibile dell’autocontrollo nelle tue reazioni nei suoi confronti. Ricorda che loro ci imitano… Quindi non urlare a tua volta al pappagallo, evita il più possibile di esporlo a rumori, quali TV, stereo, e qualsiasi rumore ambientale molesto; tienilo in una stanza tranquilla, ed evita assolutamente di coprirlo buttandogli sopra teli o quant’altro, perché non fai altro che alimentare il suo livello di frustrazione affettiva nei confronti del suo ambiente familiare.

Piuttosto se hai bisogno di riposare o comunque di controllare il suo momento di richiamo, puoi semplicemente mettere in penombra la sua stanza, abbassando la persiana. L’abbassamento della luce favorisce il relax tanto in noi quanto in loro. La luce intensa è un euforizzante quanto il rumore ambientale.

Ti sconsiglio vivamente di portare a casa un altro pappagallo, in quanto in questo momento devi imparare a gestire la situazione con il tuo Jandaya, e rischieresti di raddoppiare le difficoltà di gestione.

Infine, mi sento di dirti in base alla mia esperienza diretta con le tipologie di specie tutt’altro che silenziose, che puoi arrivare a trovare un equilibrio in questa situazione, ma devi trovare la pazienza e costanza di applicare tutti gli strumenti comportamentali di cui ti ho fornita, e non aspettarti tutto e subito, perché i risultati li apprezzerai, ma con il dovuto tempo.

Ciao, Maria.

13/07/2019 – Inviato via commento – I Pionus – 1

Ciao Maria, prima di tutto ti faccio i miei complimenti per la preparazione e soprattutto per la tua grande disponibilità che dimostra un amore speciale per i pappagalli. Davvero complimenti! La tua competenza è un grande aiuto per chi deve orientarsi nel difficile mondo dei pappagalli. Io ho avuto diversi pappagalli tra cui un conuro Nanday affettuosissimo, ma davvero rumoroso, in appartamento, cosa che mi ha creato problemi. Se quando lo presi, ormai più di 20 anni fa, ci fossero state più informazioni probabilmente avrei potuto valutare meglio. Dopo aver letto quasi tutti i commenti e risposte qui sul tuo blog, e sono davvero tanti, mi è sorta una domanda. Mi interessa molto sapere come mai non hai particolare apprezzamento per i Pionus? Quali sono i motivi che te li fanno in qualche modo mettere in second’ordine rispetto ai Senegal ed ai conuri? Grazie in anticipo per la risposta e prosegui così!

Ciao Maurizio.
Grazie per le belle parole di stima, e ti ringrazio di avere attentamente letto tutte le mie risposte ai quesiti che mi vengono posti. Da qui hai colto tra le righe la grande passione e amore per questi straordinari animali. Sono sempre ben lieta di essere di aiuto alle persone nel conoscere questo mondo, e in particolare nell’orientarli verso la scelta più idonea, verso quello che sarà a tutti gli effetti un’adozione importante, oltre che un compagno per la vita.

L’aspetto della rumorosità va sempre tenuto in considerazione, soprattutto se il proprio contesto abitativo è un appartamento condominiale. Ma ci sono molti altri aspetti di cui tenere conto, e una corretta informazione preventiva, è sempre doverosa per una scelta consapevole. Il Nanday è un conuro straordinario sia per la sua bellezza, che per il carattere che contraddistingue un po’ tutte queste specie: un’estrema affettuosità unita ad una notevole intelligenza. Per non parlare di questa esuberanza innata che li rende pappagalli da compagnia eccellenti. Ma certamente il loro tono vocale è potente e questo va tenuto in considerazione.

Per quanto riguarda i Pionus, non ho particolari motivi per non preferirli rispetto ad altre specie. Sono pappagalli dal temperamento tranquillo e docile, oltre che poco rumoroso, e di contenute dimensioni. Ma non hanno mai suscitato il mio particolare interesse. D’altronde ogni allevatore, in qualsiasi ambito specifico in cui sceglie di dedicarsi, avrà sempre le proprie specie di cui subisce di più il fascino.
Possono essere motivazioni di carattere estetico, come caratteriali, o per potenzialità cognitive più accentuate in alcune specie piuttosto di altre.

Ma in ogni caso, è sempre tutto molto relativo e soggettivo.

Ciao e grazie ancora! Maria

22/07/2020 – Inviato via mail – I Pionus – 2

Ciao Maria, 

Innanzitutto grazie per il tuo impegno nella diffusione di una corretta conoscenza dei pappagalli e della complessa psicologia che li caratterizza.

Sin da piccolo, ho amato questi animali eccezionali e la mia passione mi ha portato ad averne tanti commettendo enormi errori e leggerezze. Il primo è stato un parrocchetto dal collare cieco che il negoziante vedendomi molto giovane ed ovviamente inesperto, avrò avuto 10/12, mi ha  vedendo imbrogliandomi. Ha vissuto con me almeno per 15 anni e chi sa precedentemente che storia aveva alle spalle. Sto parlando degli anni ‘70 quando le conoscenze sui pappagalli erano molto ridotte. Poi ho continuato ad averne e l’ultimo è stato un Conuro Nanday. Ora sono diversi anni che non ne ho più anche perché ho studiato, anche i recenti libri di Nadia Ghibaudo, ed ormai ho ben presente l’importanza di una scelta così impegnativa e delicata. Avrei davvero voglia di avere di nuovo un amico pappagallo ma queste decisioni non si possono prendere con leggerezza. Non ho mai generato problemi psicologici nei miei pappagalli ma ciononostante cerco di far capire a tutti, compreso me stesso, quanti questi animali siano evoluti e quanto la detenzione sia una terribile condizione Alla quale li costringiamo.

Detto questo la domanda che ti faccio nasce dopo aver letto tuti i post ed i commenti che rilasci alle tantissimi che ti scrivono, ho avuto la netta sensazione che tra le varie specie i Pionus non siano tra I tuoi preferiti e mi chiedevo, se la mia sensazione è corretta ed il perché? È una specie definita “poco chiassosa” “indipendente” e relativamente tranquilla. Cosa che come pet la renderebbe meno problematica, c’è qualcosa che puoi dirmi al riguardo? C’è qualche caratteristica particolare che non viene descritta? Sappiamo che le descrizioni sono sempre approssimative e soprattutto sempre sminuenti le caratteristiche complesse, questo vale anche per i cani (altra specie con cui convivo da sempre), di solito si tende a non evidenziare le caratteristiche “peggiori” specialmente da parte di alcuni allevatori che così facendo arrecano enormi danni agli animali ed ai loro compagni umani. Quindi il tuo parere così schietto e spietato ha un enorme valore per me.

Spero di ricevere al più presto la tua risposta! Grazie di tutto, Maurizio.

Maria con Alex

Ciao Maurizio.

Devo dire che con la tua ultima frase, sul mio parere ”così schietto e spietato”, mi hai fatto sorridere…! Si legge benissimo tra le righe che sei una persona che si documenta molto, e pondera molto bene le proprie scelte. Cosa che io apprezzo molto, perché denota quel senso di responsabilità che cerco sempre di fare comprendere alle persone che si avvicinano a questo particolare mondo alato. Come apprezzo moltissimo che hai letto tutti i miei post e ti ringrazio veramente delle parole di stima.

Concordo in pieno sul fatto che spesso ci sia in senso generale la propensione a non bilanciare bene i pregi e difetti di una determinata specie, e questo è un errore, perché i problemi arrivano sempre con questi ultimi. Un esempio per tutti è dato dall’aspetto della rumorosità di alcune specie. Cosa che io metto sempre davanti alle persone, in modo da valutare insieme se è la scelta più idonea per loro.

Per quanto riguarda il Pionus, è vero che non suscita il mio particolare interesse, ma non perché non sia un buon pappagallo d’affezione, anzi. Ma come ti avevo già scritto, ogni allevatore ha sempre delle specie che preferisce rispetto ad altre. E certe caratteristiche, possono essere apprezzabili per qualcuno, e meno per altri, come anche il contrario. È tutto molto relativo.

Il Pionus è sicuramente un pappagallo molto tranquillo e docile, relativamente silenzioso; cosa che lo rende sicuramente indicato a coloro che vivono in appartamento, con un vicinato dalla  soglia di percezione del rumore molto bassa (o anche quella personale). Ma forse per i miei personali criteri di apprezzamento è anche un po’ troppo tranquillo… Dal mio punto di vista, (ripeto solo dal mio, ed è una cosa estremamente soggettiva) le specie che trovo più interessanti sotto il profilo dell’esaltazione delle potenzialità cognitive e mimiche, sono quelle che posseggono quella particolare esuberanza che spesso coincide anche con aspetti più difficili da gestire…

Come mi attrae anche quella particolare vulnerabilità emotiva, che rende altre specie quanto di più simili all’essere umano, una per tutte il Cenerino. Sono attratta dalla complessità… Tornando al Pionus, è anche poco diffuso, e non avendomi mai attratta particolarmente, non lo conosco così bene da consigliartelo oppure no.

Dipende anche da quali sono le tue aspettative verso un pappagallo, qual è l’aspetto predominante che orienta il tuo interesse. Mi sembra di capire dalle tue parole che la tua esigenza sia una specie che non sia chiassosa (l’esperienza con il Nanday). E qui il Pionus è certamente più silenzioso. Ma cos’altro cerchi nel tuo compagno alato? Se cerchi anche una spiccata propensione all’apprendimento della parola umana, oppure una particolare giocosità allora forse potresti considerare anche altre specie.

Dipende da cosa tu cerchi.

Se tu sei particolarmente attratto dal Pionus (il Pionus Menstruus lo trovo molto bello), per il suo temperamento mite e tranquillo, allora credo che sia la scelta giusta per te. E la tua voglia di capire e conoscere bene questi animali, è il presupposto ideale, che ti guiderà verso un rapporto davvero straordinario con il tuo compagno alato.

Ciao! Maria.

Inviato via mail – Pionus – 3

Cara Maria, grazie per la risposta tempestiva!

Avere uno scambio con chi ne capisce tanto del mondo dei pappagalli è per un amante della specie una grande opportunità e stuzzica il mio desiderio di capire e fare domande. Che, come ti ho già accennato, non ho avuto modo di fare quando ero piccolo e che, nonostante le belle parole che hai speso per me, mi ha fatto commettere molti errori. Sono, per così dire, un buon esempio di come l’ignoranza fa fare cose sbagliate anche quando c’è amore e passione. Spenderò qualche parola perché credo di potere essere un esempio per chi si accinge a prendere un pappagallo. Non sono un allevatore ma la mia esperienza su singoli soggetti è discreta come sono discreti i fallimenti che mi hanno costretto a ripensare completamente il mio grande desiderio di averne in nome dell’amore per questi animali. Ti elencherò tutta la sfilza di specie che ho posseduto sempre un individuo per volta tranne nel caso del Senegal che ha convissuto per la sua breve vita con un parrocchetto dal collare: 4 ondulati non domestici, 3 parrocchetti dal collare, 2 non domestici che non sono riuscito ad addomesticare, uno allevato a mano che dopo un mio viaggio di tre giorni non mi ha riconosciuto più e si è inselvatichito, un Senegal non domestico morto senza apparente causa pochi giorni dopo averlo acquistato e tenuto nella stessa gabbia col parrocchetto cieco di cui ti ho già parlato (siamo negli anni ’70 quindi immaginati l’ignoranza generale). Poi una Calopsite fuggita ma con lei avevo un gran bel feeling, un  Cenerino, un Ara Ararauna entrambi di cattura o almeno non domestici ed in fine un Nanday. Come vedi la sfilza è lunga e non voglio annoiarti con troppe spiegazioni dei motivi vari che hanno accelerato le separazioni anche se sarebbero molto “educativi” per chi ha poca esperienza. Sarò però anche io un po’ spietato nel dire chi i pappagalli di media e grande taglia non sono per tutti, anzi direi per pochi. Hanno caratteristiche in alcuni casi ingestibili come le Ara che non possono vivere in condomini pena denunce ai carabinieri per schiamazzi. Il problema del inselvatichimento penso sia altrettanto un serio rischio per alcune specie ed anche un semplice conuro può arrecare moto fastidio per i suoi momenti di screaming. Insomma non si può essere superficiali perché poi ci si può trovare in difficolta emotive, etiche e perfino di equilibrio familiare!

Detto ciò ritorno sul motivo che mi ha spinto a scriverti, una possibile nuova esperienza e quindi ora ti chiedo qualcosa sul Senegal. È stato un mio amore che è durato pochissimo, ero piccolo e neanche ho avuto modo di provare a creare una relazione che è morto. Ma comunque era non domestico quindi conoscendo la loro timidezza credo sarebbe stato parecchio difficile addomesticarlo. 

Oggi l’allevamento a mano è una pratica diffusa ed ho studiato molto questa specie che stavo valutando come alternativa al Pionus. In realtà il Senegal è stato il mio primo pensiero per vari motivi, il suo carattere abbastanza calmo ed il suono della voce non eccessivo. Temo un po’ l’affezione ad un unico proprietario perché in casa siamo quattro, cane compreso, e quindi non mi piacerebbe che beccasse gli altri, lo renderebbe poco gestibile e non parte della famiglia. Diciamo che la caratteristica di “indipendenza” dei Pionus mi interessa proprio perché mi fa pensare che sono maggiormente autonomi e disponibili verso tutti, ma magari sbaglio. Tieni conto che a me non interessa addestrare nessuno, né a parlare né a fare trick, ma la relazione e il piacere di stare insieme. Questo è il mio desiderio principale. L’armonia tra le specie è quello che cerco, pensa che ho un cane, un akita americano che non attacca neanche i gatti! Ho sempre avuto cani e pappagalli ed anche altri volatili liberi in casa e so come rendere unita la famiglia, chiaramente sempre sotto diretta sorveglianza.

Forse la lettera è un po’ lunga ma gli argomenti sono molto interessanti e potrei scrivere pagine… Aspetto un tuo consiglio sul Senegal in confronto al Pionus… oggi ho visto un pullo di Senilis. Grazie ancora per il tuo aiuto! Maurizio.

Ciao Maurizio.

Ho letto con molta attenzione, e devo dire che in effetti nel corso del tempo hai avuto modo di approcciarti a numerosi pappagalli, e di specie con caratteristiche estremamente differenti tra loro. Tra l’altro soggetti con percorso psicologico completamente diverso, tra allevati a mano, e dai genitori naturali. E quest’ultimo aspetto ne condiziona il comportamento nella relazione (aspettative annesse) con l’uomo. A parte questo, voglio dirti che sbagliare è umano, e non esiste nessuno che non abbia commesso errori nel proprio percorso, sia in ambito di allevamento, che nella vita in generale.

E ognuno di noi ha imparato proprio grazie agli errori commessi. Perché sono solo loro a darci la grande opportunità di apprendere e migliorarci. Basta solo averne la consapevolezza, segno di grande saggezza, per poterne fare tesoro. Confermo quello che hai scritto relativamente alle specie di taglia medio/grande, non certo adatte a tutti. Per tanti ordini di motivi, a cominciare dalla complessità psicologica, che ne aumenta la difficoltà di gestione.

E qui torniamo sul grande ruolo che ha la corretta informazione, per aiutare le persone nel comprendere la responsabilità e impegno che si assumono, a seconda della specie in questione.

È impensabile poter tenere e gestire animali di dimensioni così impegnative in appartamento, e non solo per la voce equivalente pressoché ad una detonazione, sicuramente poco gradita al vicinato, ma anche per la necessità fisiologica dell’ animale di avere uno spazio adeguato.

Tornando al nostro Pappagallo del Senegal, come già avrai intuito leggendo i miei precedenti post, è una specie che mi piace molto. Possiede una spiccata intelligenza e curiosità oltre che una propensione al gioco che a mio avviso lo rende un compagno straordinario. L’armonia inter familiare, nella relazione uomo e animale passa attraverso l’interazione, il gioco, l’apprendere l’uno dall’altro, sia tra conspecifici che non.

Attraverso questo si affina l’empatia, presupposto fondamentale sul quale si basa la gioia e armonia che ci viene donata dalla relazione con questi animali. È altrettanto vero che il Senegal è piuttosto timido, soprattutto in fase iniziale. La timidezza unita ad una certa diffidenza, è più accentuata verso le persone che non conosce; ma la sua innata curiosità tende comunque a prevalere, e se ben allevato e socializzato fin da piccolo (aspetto molto importante), non avrà difficoltà a interagire con tutti i componenti della famiglia.

Manterrà comunque la tendenza a legarsi con una persona in particolare. Ma questa è una caratteristica comune in quasi tutte le specie, anche se in modo più o meno marcato. Pertanto è un aspetto di cui devi tenere sempre conto.

Altra cosa che devi considerare, è che si tratta di un pappagallo molto attivo, e necessita di uno spazio adeguato, oltre che di stimoli, proprio perché è molto curioso e intelligente. Ha inoltre la necessità di tenere sempre ”al lavoro” il suo forte becco, e quindi l’ideale è fornirgli molti rami da rosicchiare; ideali quelli di salice. L’aspetto della capacità di apprendere la parola umana è un’altra sua caratteristica che lo rende una specie molto interessante, anche se per te è meno importante. 

Infine, è un pappagallo dal richiamo naturale non molto forte, e questo è un altro aspetto importante, e credo che lo renda un compagno ideale per te. Non è però una specie sedentaria, rispetto al Pionus; ne consegue che gli stimoli sono molto importanti. 

Un’altra specie che potresti tenere in considerazione, per le dimensioni contenute unite alla curiosità e propensione spiccata al gioco, è il Caicco. Differisce caratterialmente dal Senegal per la non timidezza; al contrario è molto estroverso e socievole.

Entrambe le specie comunque sono estremamente coccolone e affettuose col proprietario. E in ogni caso avrai un compagno col quale scrivere un capitolo meraviglioso del vostro rapporto.

Spero di esserti stata di aiuto nell’orientarti.  Ma tieni sempre presente una cosa: ogni specie ha pregi e difetti, per così dire (come noi umani del resto…), ed è impossibile trovare tutte le caratteristiche che noi vorremmo, all’interno di una determinata specie. Ma anche ogni singolo soggetto è diverso dall’altro, e tutto questo sarà sempre relativo all’unicità del piccolo in questione.

Ciao! Maria.

Inviato via mail – Pionus – 4

Ciao Maria!
Ti volevo aggiornare sulla scelta che ho fatto rispetto al nuovo amico pennuto che desideravo entrasse nella nostra famiglia. Sei stata un po’ una zia e mi sembrava giusto raccontarti. Anche perché ho preso un Pionus Senilis e mi fa piacere darti notizie anche sull’esperienza, nuova anche per me, riguardo ai Pionus. Ovviamente sappiamo, e tu ancora più di me, che ogni pappagallo ha un suo proprio carattere a prescindere dalla specie di appartenenza. Ma da questo primo mese di convivenza posso dire che le caratteristiche che mi hanno mosso nella scelta sono confermate. Trovo che sia un animale abbastanza timido ed è in questi ultimi giorni che sto constatando un maggior fiducia nei miei confronti. La mia tecnica è stata di assoluta calma ed accoglienza dei suoi tempi, è un pappagallo molto giovane, ora ha tre mesi, con un carattere determinato e una ottima capacità di far capire cosa non vuole gli si faccia. Sicuramente la voce non è molto potente, in confronto alle Ara o le piccole Aratinga che, avendole avute entrambe, lasciano sbalorditi per la sproporzione tra la loro dimensione fisica ed il volume di suono che riescono ad emettere. Basquiat, questo è il suo nome, invece ha un suono proporzionato alla sua taglia e soprattutto, sempre per ora, non è frenetico nel richiamare l’attenzione quando è in gabbia. Ovviamente lo sto ancora imbeccando e credo che aspetterò che lui decida quando interrompere, lo trovo un atteggiamento valido e vincente per dimostrare affetto e rispetto della sua condizione cucciolo in cattività.

Maurizio con Basquiat

Ovviamente sta mangiando un po’ di tutto, verdure, frutta, estruso e stranamente proprio i semi non li gradisce particolarmente, ma forse è una questione di tempo e di tecnica per imparare ad aprirli. Sempre per ora, un mese è una piccolissima porzione di tempo, confermo una buona indipendenza, passa molto tempo sul posatoio della gabbia quando è aperta giocando con i diversi giochi che ha a disposizione, i primi giorni era la sua principale attività e la mia presenza gli era quasi indifferente, anche se ogni tanto faceva una puntata sulla mia spalla, mal gradendo i miei pur rispettosi tentativi di grattargli la testa. Poi molto lentamente ha cominciato ad “assaggiarmi” e da qualche giorno scorgo nei suoi occhi affetto e tu sai che tenerezza suscitano i pappagalli con il loro sguardo curioso ed intelligente. Un altro cambiamento significativo è stato il fatto che nei primi giorni Basquiat si lanciava disastrosamente verso le finestre che anche se avevano tende ed erano anche un po’ oscurate dalle persiane attiravano moltissimo la sua attenzione. Questo atteggiamento è totalmente cambiato ed ora posso addirittura stare con le persiane alzate senza che ci sia il pericolo di un tuffo…tra l’altro pericolosissimo e da evitare assolutamente…uno dei miei cenerini si è gravemente ferito proprio urtando durante un volo maldestro.
Se ti farà piacere continuerò ogni tanto ad aggiornarti sulle evoluzioni nella speranza di essere utile ad una parte dei tuoi lettori che come me sono dei semplici amanti dei pappagalli e non esperti allevatori.

C’è una domanda che volevo farti rispetto alla possibilità di incontrare altri pappagalli che posseggono degli amici. È una idea che può avere un senso o meno? E nel caso si immagino che debba avvenire su un terreno neutro vista la territorialità tipica dei pappagalli o può bastare tenerli fuori dalla gabbia anche se in una casa in cui vive uno di loro?
Ok ora ti saluto ed a presto per nuovi aggiornamenti!

Ciao Maurizio e bentornato nel mio blog.

Quando ho letto ”Oggi ho visto un cucciolo di Senilis”, ho capito subito che la tua scelta si sarebbe appoggiata su di lui. Molto bene direi; alla fine è la specie che era più confacente alle tue aspettative, e dalle tue parole sento tutto l’entusiasmo della tua scelta. Conosco bene quello sguardo che si illumina di fronte alla loro tenerezza…

Stai procedendo molto bene. Solo un suggerimento riguardo lo svezzamento.

E’ corretto e giusto rispettare i suoi tempi fisiologici; come dico sempre, il tutto va fatto con estrema gradualità e osservazione. Ma questo non significa dovere dare le imbeccate finché lui le chiede, anche quando la sua autonomia alimentare è perfettamente raggiunta. Dico questo perché uno degli errori più comuni viene commesso proprio in questa delicata fase, sia dal punto di vista alimentare che psicologico. Mai interrompere di colpo, come non va protratto oltre un tempo fisiologico. Stimola il più possibile (come stai già facendo) la sua autonomia proponendo vari tipi di cibi.

Per quanto riguarda i tratti del suo carattere che al momento evidenzia, considera che ora ha appena 3 mesi; un cambiamento significativo lo osserverai nel tempo, e in particolare con il raggiungimento della maturità sessuale, tra il secondo e terzo anno di età. Come noi umani, attraverserà anche lui la tempesta ormonale tipica della adolescenza. Ma di per sé si tratta di pappagalli molto tranquilli anche se naturalmente come sai bene, esiste sempre una loro individualità.

Per quanto riguarda l’utilità di socializzare anche con altri pappagalli, la risposta è sì.

Interagire con altri conspecifici lo aiuta ad arricchire la sua maturità. Ma come hai giustamente detto, l’importante è tenere conto del come, dove e con chi. Il tuo Basquiat è ancora un cucciolo e in  questa fase non ha nessun problema a interagire con altri soggetti. Non ha ancora sviluppato quella caratteristica territorialità, tipica in particolare in alcune specie, e soprattutto presente in soggetti adulti. Quindi il luogo ideale di un incontro, è un luogo “neutrale” per entrambi. Ma va benissimo anche nelle rispettive case. Preferendo una stanza che sia appunto ”neutra”. L’importante è sempre osservarli insieme in modo da intervenire in caso di conflittualità. 

Certamente, mi fa molto piacere se mi aggiornerai sugli sviluppi futuri portando la tua testimonianza. Ciao, Maria.

21/07/2020 – Inviato via mail – Allevamento a mano: attenzione!

Buonasera signora Maria. Ti sto scoprendo proprio adesso. Ti espongo il mio problema.

5 anni fa mi sono approcciata al mondo dei volatili, ma avevo la fobia pure di un pulcino. Due anni fa, guardando dei video su YouTube con mio figlio, ci innamoriamo  di una Calopsitte, che fischia molto piacevolmente. Così decidiamo dopo esserci documentati un po’ su internet di prendere un pullo da allevare a mano. Volevo un maschietto. Ciuffy il suo nome. Andiamo a casa. Cresce felicemente con me, mio figlio e il mio compagno, al quale era particolarmente legato.

Una ventina di giorni fa mi reco in un negozio e noto 6 pulli di Calopsitte da allevare a mano. L’attenzione viene dirottata su di loro, 2 perlati. Così chiamo mia madre e le chiedo se dopo averlo svezzato potevamo darne uno dei due a lei. Il problema nasce quando Ciuffy vede i nuovi arrivati. Una delusione, non li accetta. In camera da letto, dove la teniamo libera, appena messi accanto lui scappa. Che disastro. Ciuffy diventa triste, e a me piange il cuore anche perché uno dei due pulli muore.

Due affamati erano, una sera a quello che piaceva più a me, do più pappa del dovuto pensando che essendo stata l’ultima della sera avrebbe avuto tutta la notte per digerire… Il giorno dopo aveva il gozzo ancora pieno. Lo metto a pancia in su e massaggio il gozzo e vomita. Pomeriggio stessa cosa. Però stava molto giù e dormiva. La sera parlo col mio veterinario aviario e mi consiglia come tentativo di mettere un sondino e aspirare la pappa. Poi dargli qualche goccia di acqua tiepida con due goccia di aceto di mele. Aspirare di nuovo e dopo un paio d’ore dargli la pappa nuova. Però io poi ad un certo punto presa dalla paura decido di non fare più nulla. Era molto debilitato, anche perché tutto il giorno a digiuno mi sembrava di perderlo da un momento all’altro. Così d’istinto, ignorantemente decido di dargli appena 2cc di pappa. Magari si sarebbe messo in forza.

Contatto un’altra veterinaria e fisso il ricovero d’urgenza la mattina seguente. Ma il piccolo è volato in cielo. Non so descrivere il mio dolore e il mio senso di colpa terribile che mi porto dentro. Resto con Ciuffy e Brandy, l’altra calopsite. Però la mia preoccupazione più grande è Ciuffy che è molto triste, non canta non fischia e non parla più. Quando do la pappa a Ciuffy anche Brandy la vuole e gliela faccio assaggiare per non farlo sentire escluso. Per me è tutta una situazione che mi coglie impreparata. Vorrei prendere un altro pullo per Brandy ma anche per Ciuffy, per vedere come reagiscono. Ma ho paura di fare l’ennesimo errore. Appena svezzato potrò metterli in gabbia insieme? Ma soprattutto Ciuffy ritornerà a cantare e parlare ed essere quello che era prima? Quel poco di pappa che faccio assaggiare a Ciuffy devo eliminarla? E non fargli vedere quando imbecco Brandy?

Io chiedo scusa se mi sono permessa di scrivere così a lungo, ma spero di ricevere una risposta con dei consigli su come comportarmi in merito. Nell’attesa la ringrazio vivamente e spero di poterle scrivere nuovamente con animo più sereno, perché amo sopra ogni cosa i miei pappi e voglio il meglio per loro. Grazie e a presto… Ciao.

Ho dovuto riassumere la tua lunga mail per ragioni di spazio, e per cogliere i punti più essenziali, al fine di evidenziare il senso del tutto, che sarà utile sia per te come per chiunque leggerà. Sarò schietta e sincera, come sempre…

”Per me è tutta una situazione che mi coglie impreparata”. Ecco, questa tua frase riassume il senso di tutto questo.

Come più volte ho detto nel mio blog, NON ci si improvvisa nell’allevamento a mano.

Se non si ha l’esperienza alle spalle giusta, non si dove mai acquistare un pullo da imbecco, e soprattutto non ci dovrebbe mai essere chi li cede a persone totalmente inesperte…!

E di questo aspetto, ne ho sempre fatto, e continuerò sempre a fare, una crociata purtroppo, con chi non osserva le logiche del buon senso in tal senso.

Come più volte ho detto nel mio blog, NON ci si improvvisa nell’allevamento a mano.

Se non si ha l’esperienza alle spalle giusta, non si dove mai acquistare un pullo da imbecco, e soprattutto non ci dovrebbe mai essere chi li cede a persone totalmente inesperte…!

E di questo aspetto, ne ho sempre fatto, e continuerò sempre a fare, una crociata purtroppo, con chi non osserva le logiche del buon senso in tal senso.

Detto questo, la mia risposta alla tua idea di prendere un altro pullo, come avrai intuito, è assolutamente no.

Credo che tu ora debba occuparti del gestire le due calopsiti che hai, e non certo di cimentarti in un’altra avventura che, come tu stessa hai sperimentato, è tutt’altro che facile e scontata…

Allevare a mano, a prescindere dalle peculiarità tempistiche di ogni singola specie, nonchè dai tempi consoni di sviluppo fisico e psicologico, e la fase più complessa, ossia  lo svezzamento, non è cosa in cui ci si improvvisa.

Occorre avere l’esperienza per cogliere tutte le problematiche che possono insorgere, e sapere intervenite prontamente con le metodiche giuste, con gli eventuali farmaci giusti al momento giusto, e in certi casi, come nel tuo, a manovre meccaniche che solo persone esperte sono in grado di gestire.

Il tuo pullo ha manifestato una stasi del gozzo, frequente quando insorgono problemi di natura micotica, spesso causati da errori nella somministrazione della pappa, a cominciare dal somministrarla quando il gozzo non è ancora svuotato completamente. Come ho detto più volte, mai somministrare un pasto se prima non è stato digerito quello precedente. Un piccolo non deve mangiare “per forza” quel numero di pasti al giorno, e/o quella quantità. Per tua stessa ammissione, gli hai dato più pappa del dovuto (e con che motivo, solo perchè lui era il tuo preferito…?).

Probabilmente questo tra i due pulli era quello che, per predisposizione soggettiva, insieme agli aspetti secondari nella gestione alimentare, era quello più predisposto in partenza a sviluppare una stasi del gozzo. Quando tu hai visto il tuo pullo  letargico  sul fondo, era già entrato nella fase critica. A quel punto, a volte sono invani anche questi tentativi consistenti in manovre di svuotamento meccanico, con lavaggio del gozzo.

Il punto fondamentale è essere in grado di prevenire questo tipo di problematiche, saperle cogliere (l’esperienza), e saper intervenire qualora insorgessero. Perdona la mia franchezza, ma ritengo corretto e doveroso, far comprendere alle persone, che non si può avventurarsi nell’allevare a mano un piccolo, se non si ha alle spalle la competenza e l’esperienza giusta. Quindi la mia risposta ovviamente vale per tutte tue domande, volte già nell’ottica di un altro acquisto che ti sconsiglio vivamente.

Quanto a Ciuffy, riferisci della tua delusione nel vedere che non accettava l’arrivo degli altri due. In  realtà la sua è una  reazione del tutto normale, dacché era ”il primogenito” per così dire; nel senso che diventando adulto, per quanto la calopsite non sia una specie peculiarmente territoriale, restava comunque il figlio unico di casa… gli altri due è normalissimo che li percepisca come una sorta di antagonisti. Il suo improvviso silenzio nella sua mimica acquisita, altro non è che il frutto dell’elaborazione di un cambiamento (cosa che succede anche a noi umani). Difficile dirti se tornerà come dici tu, quello di prima. Dipende, da molti fattori ambientali.

Tu continua a stimolarlo con quello che aveva acquisito, e concentrati su entrambi in modo differenziato, rispettando la loro individualità e vedrai che i risultati arriveranno.

Ciao, Maria.

21/06/2020 – Inviato via mail – Inseparabili in crescita

Buongiorno e buona domenica. Desidero avere qualche chiarimento sulla gestione degli inseparabili. Premetto che sono appassionata di animali e mi sono sempre dedicata ad allattare gattini e cuccioli di cane abbandonati con ottimi risultati. Una passione ultima quella dei volatili, per cui dopo la morte della mia piccola cocorita, ho deciso di prendere 2 pulli di inseparabili che allora avevano 18 gg. Li ho imbeccato col nutribird21 con la siringa ed oggi hanno già 48 giorni di vita. Però da qualche giorno rifiutano l’imbeccata e mangiano panico e pastoncino che io metto loro nella gabbietta dove attualmente stanno. Inoltre sbattono le ali come se volessero volare. Li esco fuori dalla gabbietta spesso e loro spiccano un brevissimo volo solo per trasferirsi dalla mia mano alla spalla. Come mi devo comportare e, soprattutto devo preoccuparmi se non vogliono più l’impasto da imbecco? Ti ringrazio e spero che tu mi dia dei chiarimenti. Giusy

Ciao Giusy.

Gli inseparabili hanno tempi di svezzamento brevi rispetto ad altre specie di pappagalli. Quindi è normale che nel loro caso, a 48 giorni rifiutino le imbeccate con la siringa. E da come tu stessa riferisci, mangiano con regolarità le spighette di panico e pastoncino.

Il loro sbattere le ali è un comportamento normale nel pullus, poichè a prescindere dall’età dello svezzamento effettivo, rimane un riflesso comportamentale di fisiologica reattività verso la figura ”genitoriale”.

Quindi procedi con l’inserimento di altri alimenti freschi, e rispetta la gradualità dello svezzamento, nella consapevolezza che il rifiuto della pappa, corrisponde alla loro autonomia alimentare.

Ciao, Maria.

26/05/2020 – Inviato via mail – Gran Alessandrino mordace

Buona sera Maria, mi chiamo Lorella. Innanzitutto volevo complimentarmi con te per il tempo che riesci a dedicare nel rispondere a tutte le domande che ti vengono poste! Volevo chiederti un parere: due giorni fa ho acquistato un pullo di Gran alessandrino allevato a mano, (nato il 3 marzo) mi sembra molto docile tant’è che entro poche ore già mi saliva sul braccio. Trascorre parecchio tempo sulla mia spalla tranquillo tranquillo ma, alle volte, con il becco mi tocca il collo e mi pizzica. Secondo te è normale? Fa parte della conoscenza? Oppure deve solamente imparare a dosare la forza? Come devo comportarmi quando succede? Grazie mille!
Lorella 

Pullo di Gran Alessandrino

Ciao Lorella.

Cerco sempre di dedicare il tempo necessario alle risposte, perché sono una persona molto precisa per mia natura, e mi piace essere il più possibile esaustiva.

Il comportamento del tuo piccolo Alessandrino è normale. Sta cercando di sperimentare le diverse consistenze dell’ambiente che lo circonda, parti del corpo umano comprese… Esattamente come avviene per il bambino, anche i pappagalli attraversano una sorta di ”fase orale” in cui la scoperta ed elaborazione passa attraverso consistenze e sapori. Ne consegue che attraverso questi esperimenti, può anche stringere, ma per lui è assolutamente fisiologico.

Tra l’altro il Grande Alessandrino ha un becco di una certa dimensione, con un potenziale di forza non indifferente, e ovviamente non sempre riesce a dosarne la potenza. Il comportamento più corretto da avere è quello di spostare la sua attenzione su altro quando avviene. Evita i rimproveri o comunque le reazioni aggressive, in quanto rischieresti di innescare una sorta di circolo vizioso. Spesso i pappagalli diventano mordaci perché l’essere umano, più o meno inconsapevolmente, risponde con aggressività alla beccata. E i pappagalli, essendo esattamente come i bambini, apprendono con estrema facilità che possono tenerci lontani con il loro becco, per il semplice rapporto ”causa effetto”.

Certo non è facile restare indifferenti al dolore procurato da una beccata; ma la strategia vincente è sempre quella di dirottare l’attenzione su altro. Poiché il fatto di tenere in funzione il becco è un’assoluta necessità per i pappagalli, ti suggerisco di tenere sempre nella sua gabbia dei giochi in legno, e lasciare a sua disposizione anche dei blocchi di minerali, che oltre all’integrazione alimentare, rappresentano una fonte di divertente attività.

Ciao, Maria.

14/05/2020 – Inviato via mail – Parrocchetto dal collare in arrivo in famiglia

Buongiorno Maria a breve nella nostra famiglia arriverà un parrocchetto dal collare allevato a mano nato da 50 giorni. Abbiamo due bambini uno di 11 e una piccola di 3. Io faccio l’insegnante e ho molto tempo da dedicargli e abbiamo una casa semi indipendente. Ci siamo informati molto e abbiamo già acquistato tutto il necessario mio marito ha già allevato altri uccelli e proseguirà lui con con lo svezzamento. Vorrei dei consigli perché ci piacerebbe interagire con lui nel modo corretto rispettando i suoi tempi. Come dobbiamo comportarci soprattutto i primi giorni non vorrei commettere errori irreparabili. Grazie mille Alessandra.

Ciao Alessandra, e benvenuta nel mio blog.

ho letto con molto piacere che ti sei documentata a lungo prima di prendere la decisione e questo è sempre l’approccio corretto che raccomando alle persone per un’adozione consapevole.

Il Parrocchetto dal collare è un pappagallo molto bello, dalle forme slanciate ed eleganti ed è anche un ottimo pappagallo da compagnia con buona capacità di apprendimento della parola umana, che riproduce con un particolare timbro vocale.

Ha però un carattere fondamentalmente diffidente e schivo. La sua timorosità lo può far apparire a volte un po’ scontroso. Ma in realtà questo non è dovuto ad aggressività, ma solo al suo essere schivo.

Naturalmente questa è solo una caratteristica comune alla specie, ma non significa che il tuo soggetto la svilupperà. Molto dipende dalla predisposizione individuale, ma soprattutto nel suo percorso psicologico. La fase in assoluto più delicata è questa, quando è vicino allo svezzamento. Alcuni soggetti sviluppano infatti la loro timorosità una volta che raggiungono l’autonomia, e talvolta anche una tendenza a rinselvatichire.

Con questa specie è particolarmente importante mantenere un costante contatto fisico, proprio per non disperdere quel rapporto affettivo di scambio che avviene tra l’essere umano e il pappagallo. Oltre alla costanza giornaliera nel dedicare attenzioni e contatto fisico, occorre anche favorire la socializzazione, abituandolo ad interagire con tutti i componenti della tua  famiglia, poiché è una specie che tende a legarsi poi nel tempo ad una persona in particolare.

Altra cosa da evitare, data la sua natura timorosa, sono tutti quegli atteggiamenti bruschi, che possono pervenirgli anche da giochi rumorosi, o urla vigorose, avendo due bimbi, e in particolare la piccola di 3.  Ma basta semplicemente far capire ai bimbi, che il nuovo amico piumato vive delle paure esattamente come loro. Il concetto di immedesimazione con la creatura più piccola è sempre qualcosa che avvicina emotivamente i bimbi agli animali…

Quindi oltre ad uno svezzamento graduale nel rispetto delle sue esigenze, raccomando il tempo a lui dedicato per il contatto fisico, coccole, attenzioni e giochi. Tutto questo con costanza, sia durante lo svezzamento, che dopo nel tempo.

Con questi accorgimenti sono certa che il tuo nuovo componente della famiglia crescerà in modo sereno e vi darà molta gioia.

Ciao, Maria.

07/05/2020 – Inviato via mail – Pyrrhura Molinae in svezzamento

Ciao Maria, ho un Pyrrhura Molinae pullo di circa 23-25 giorni da appena due giorni, vorrei saper come distribuire nei prossimi giorni l’imbecco, inteso come numeri e ore in una giornata. Grazie in anticipo e grazie soprattutto per la tua disponibilità. Francesco

Ciao Francesco, e benvenuto nel mio blog.

I conuri del genere Pyrrhura sono pappagalli molto intelligenti, curiosi e socievoli; ottimi pappagalli da compagnia.

Per quanto riguarda la distribuzione dei pasti di un piccolo di questa specie e di questa età, premetto un aspetto  fondamentale: i numeri sono qualcosa di puramente orientativo e una linea guida generale, ma non vanno mai presi alla lettera, in quanto la regola fondamentale in questo campo, è l’osservazione. Non esiste una regola assoluta che vale per tutto e tutti. Ogni soggetto è a sé e ha un proprio ritmo metabolico.

Naturalmente poi ogni singola specie ha un ritmo di crescita differente dalle altre, a  prescindere dall’età del pullo. Ci sono specie che crescono molto in fretta, raggiungendo l’autonomia in tempi relativamente brevi, altre con una crescita molto lenta, e altre che invece sono per così dire ” mammone”, cioè con tempi psicologici più lunghi.

Giovane conuro guance verdi, Pyrrhura Molinae

Detto questo, nel tuo caso io direi che con un pullo di Molinae di circa 25 giorni, puoi orientarti inizialmente con 3 pasti al giorno, distribuiti al mattino presto, seguito da un pasto meno abbondante nel pomeriggio, per concludere con quello più consistente la sera.

Ma la regola fondamentale è questa: mai somministrare un pasto finché non ha digerito il pasto precedente. Questo lo verificherai facilmente palpando il gozzo. Se lo percepirai ben svuotato, allora puoi procedere con il pasto successivo. Per questo insisto sul fatto che le tabelle sono puramente indicative.

Il rischio è quello di incappare in problematiche quali stasi del gozzo, con relative fermentazioni e infezioni. Quindi cerca sempre di personalizzare i pasti in base a quanto in effetti il piccolo mangia durante il singolo pasto. Può succedere ad esempio che il piccolo al  mattino sia più vorace e quindi resterà sazio più a lungo. Quindi ti regolerai di conseguenza. Oppure può succedere che sia più pigro, e quindi durante i pasti successivi sia più affamato. Tu regolati sempre palpando il suo gozzo. La densità del pasto dev’essere simile a quella dello yogurt.

Prosegui così per una settimana, e poi inizia a sistemare nella gabbietta del piccolo dei cibi solidi. Questo per iniziare a stimolare la sua curiosità.

I Pyrrhura, come tutti i conuri del resto, sono molto curiosi verso le novità, e non tarderai a notare che inizierà a spizzicare i nuovi cibi. Ti suggerisco di proporre dei pastoncini, a base di prodotti da forno, uova e frutta secca (sempre molto graditi), dei pezzi di frutta, e i primi semi. Appena noterai che mangerà sempre di più da solo durante il giorno (lo verificherai sempre palpando il gozzo), puoi passare a due pasti al giorno; al mattino e alla sera.

E Proseguirai così nel tempo gradatamente, togliendo poi il pasto del mattino, e così via fino a tenere l’ultimo pasto, quello serale. Questo fino a quando verificherai che  mangerà autonomamente da solo di tutto. Nel frattempo il piccolo crescerà e si implumerà sempre di più. Raccomando sempre la gradualità, nel processo di svezzamento, che è la fase più delicata. Elimina gradatamente il numero dei pasti insieme alla quantità della pappa. Mai di colpo.

Se vuoi approfondire ulteriormente l’ argomento, ti invito alla lettura del mio articolo specifico, pubblicato sempre in questo sito:  ”Allevare a mano un pappagallo”, di cui ti metto il link.

Ciao. Maria.

04/05/2020 – Inviato via mail – Lorichetto arcobaleno?

Ciao Maria, mio figlio di 13 anni si è appassionato del lorichetto arcobaleno, ho letto che è un ottimo giocherellone ma l’unico inconveniente sono le sue feci liquide e a spruzzo addirittura, e che quindi sporca i muri. Cosa mi consigli? Grazie mille  

Ciao.

Confermo quello che hai letto in merito all’emissione di feci liquide e a spruzzo. Lori e Lorichetti sono nettarivori, e non granivori. La loro alimentazione è particolarmente delicata, e se da una parte il loro apparato digerente è anatomicamente predisposto in tal senso, è altrettanto vero che l’effetto collaterale è la produzione di queste feci particolarmente abbondanti e liquide, di difficile gestione casalinga…

È difficile dirti quale specie consigliarti, dipende da tanti fattori, a cominciare dalle tue aspettative, se sei alla prima esperienza con i pappagalli, e se abiti in condominio o casa singola. Quest’ultimo aspetto è importante, poiché molte specie sono particolarmente rumorose. Se non hai mai avuto esperienze con i pappagalli, non ho dubbi nel consigliarti la Calopsitte. Di facile gestione, e dalle grandi soddisfazioni in termini affettivi. Molto intelligente, socievole e affettuosa, oltre alla capacità di apprendere molte paroline e fischiettare canzoncine.

Oltre alla Calopsitte potrei consigliarti il Parrocchetto monaco.

Estremamente curioso e giocherellone oltre che coccolone. Ottima capacità di apprendere la parola umana, e di interazione con tutti i componenti della famiglia.

Tendenzialmente territoriale di carattere, si lega moltissimo al suo ambiente familiare. Ha però un richiamo naturale piuttosto forte, e di questo va tenuto conto se abiti in condominio. 

La scelta di un pappagallo va sempre ponderata in base alla caratteristica delle singole specie.

Ciao, Maria.

02/05/2020 – Inviato via mail – Ecletto con…?

Ciao Maria, avrei bisogno di un consiglio… premetto che ho avuto esperienza in passato con cocorite, calo ed inseparabili e un anno fa ho fatto il passo più lungo della gamba acquistando un Ecletto… straordinario, ma troppo impegnativo. Lavoro part–time la mattina e ho due figli di 9 e 6 anni… Da un paio di mesi mi sto informando sul pappagallo del Senegal che potrebbe diventare in futuro, il nostro nuovo piccolo di famiglia. Vorrei però questa volta, saper bene come approcciarmi e soprattutto far approcciare i miei figli, per non incorrere in spiacevoli inconvenienti, come quelle precedenti, quali beccate e fare troppo chiasso. Non voglio assolutamente arrivare impreparata, hai delle direttive da potermi dare o consigli su libri da poter leggere? Ti ringrazio molto e complimenti per la tua splendida passione. Marta.

Maria con un caicco testa nera.

 Ciao Marta.

Benvenuta nel mio blog, e grazie delle tue belle parole. I pappagalli sono nel mio DNA…

Comprendo, e concordo in pieno nel fatto di documentarsi bene, prima di approcciarsi a qualsiasi specie di pappagallo. A volte si vorrebbe fare il ”salto di specie”, perché magari si pensa di poter gestire eventuali situazioni, o perché spesso si lascia prevalere gli impatti estetici, rispetto a quelli caratteriali, con i quali poi bisogna confrontarsi.

L’Ecletto è un gran bel pappagallo, e dall’indole tranquilla (il maschio), ma decisamente impegnativo, specialmente rispetto alle specie delle tue precedenti esperienze.Confermo la voce molto forte, non adatta se si vive in appartamento, o se la soglia di tolleranza personale al rumore è bassa.

Da tenere conto poi la presenza di bambini, e quindi concordo sull’orientamento verso specie di più semplice gestione, ma altrettanto interessanti come pappagalli da compagnia.

Il Pappagallo del Senegal è un ottimo pappagallo, molto intelligente, vivace e giocoso; buona capacità di apprendere la parola umana, e poco rumoroso. La sua giocosità lo rende un compagno ideale per i bimbi della tua età. Ma tieni in considerazione che ha un carattere tendenzialmente molto timido e schivo. A volte un po’ diffidente, specialmente con le persone che non conosce. Tende a privilegiare nel tempo il rapporto con una persona in particolare.

Un’altra specie che potrei consigliarti in alternativa, per le dimensioni simili, la relativa semplicità di gestione, e bassa rumorosità, oltre ad un’elevata giocosità è il Caicco. Pappagallo molto socievole, curioso e vivace, oltre che estremamente coccolone e affettuoso. Non timido, e interagisce facilmente con tutti i componenti della famiglia.

Ma comunque in entrambe le specie va favorita la socializzazione al più presto. Questo è sempre opportuno, ma ancora di più nel tuo caso, avendo due bambini.

Ti segnalo due libri in particolare, che a mio avviso sono validissimi nel far conoscere questi complessi quanto affascinanti animali dal punto di vista psicologico e comportamentale, al fine di approcciarsi con loro nel modo più corretto e quindi instaurare un rapporto consapevole e costruttivo.

  • ”Conoscere il comportamento dei pappagalli”, di Nadia Ghibaudo.
  • “Educare un pappagallo”, sempre di Nadia Ghibaudo.

Ciao, Maria.

01/05/2020 – Inviato via mail – Far convivere due specie diverse.

Ciao Maria, in famiglia volevamo comprare una calopsite e un conuro guance verdi entrambi allevati a mano. Volevo sapere se possono stare insieme nella stessa gabbia e se lo stare insieme fa si che si disaffezionano dall’uomo. Grazie e complimenti per il tuo blog.
Converso Giuseppe

Ciao Giuseppe, e benvenuto nel mio blog.

Sono entrambi degli ottimi pappagalli da compagnia, anche se con aspetti caratteriali differenti, di cui è opportuno tenere conto al fine di una possibile convivenza nella stessa gabbia.

La Calopsitte, è estremamente docile, socievole, e caratterialmente molto adattabile ai vari contesti, oltre che alla capacità di legarsi a più componenti della famiglia. I conuri del genere Pyrrhura, sono anche loro molto affettuosi, curiosi e socievoli; ma con un carattere decisamente più territoriale, dominante e con una propensione a legarsi nel tempo ad una persona in particolare.

Maria con un Pyrrhura Molinae mutato.

Detto questo, posso dire che se i soggetti sono entrambi giovani, e possibilmente cresciuti insieme (almeno con contatto visivo), la convivenza è possibile. La conflittualità potrebbe insorgere non tanto per la Calopsitte, ma per il Pyrrhura, specialmente se quest’ultimo ha raggiunto l’età adulta. Questo potrebbe fare scattare una certa competitività tra i due, per la contesa del territorio, costituito sia dalla gabbia che dagli affetti.

Ma ripeto, questo è un aspetto potenziale, ma non è da escludere a priori una convivenza, specialmente se i soggetti sono entrambe giovani. Suggerisco in ogni caso di procedere per gradi in questo modo: Portare a casa entrambi i pappagalli, o comunque non far trascorrere troppo tempo tra l’arrivo di uno e dell’altro.

Poi di farli interagire insieme (sotto osservazione) in un terreno neutrale della casa. In base alle loro reazioni, si può iniziare a metterli insieme nella gabbia, sempre osservandoli, che comunque deve essere il più spaziosa possibile in modo tale da garantire ad ognuno il proprio spazio in caso di rappresaglie.

Consiglio di introdurre prima la Calopsitte, e successivamente il Pyrrhura, in modo da non far sentire quest’ultimo ”dominante” nella sua nuova dimora. Raccomando di sistemare nella gabbia dei giochini di legno e corda, in quanto il Pyrrhura ha una necessità particolare di rosicchiare, oltre che essere molto attivo.

Infine, se i Pappagalli hanno entrambi le stesse attenzioni dai proprietari nei modi e tempi adeguati, escludo che possano staccarsi affettivamente dall’uomo. Al massimo può scattare un po’ di antagonismo tra loro per contendersi le attenzioni. Ma fondamentalmente è una convivenza possibile.

Ciao. Maria.

19/04/2020 – Inviato via mail – Quale pappagallo?

Ciao Maria, desidero tanto avere un pappagallo, puoi darmi un consiglio? Vorrei un pappagallo socievole e affettuoso, ma soprattutto intelligente. Vivo in una casa indipendente, non ho problemi di spesa, non desidero a tutti costi un pappagallo parlante, mi piacerebbe portarlo in vacanza con noi. Lo prenderei allevato a mano da un allevatore con esperienza.

Io vivo con mio figlio di 13 anni, due cani anziani e bravissimi, un coniglio che vive libero, il mio compagno vive con me quattro giorni a settimana e spesso ho ospiti in casa. Sono molto spesso a casa e ho tempo da dedicare. Vorrei evitare un pappagallo molto legato a me, che è geloso del mio compagno ed è aggressivo con le altre persone. Non deve avere lo stesso rapporto con tutti ci mancherebbe, una beccata non spaventa nessuno, ma leggo di comportamenti alle volte molto aggressivi e non capisco se sono errori di addestramento o l’indole di alcuni pappagalli. Il conuro del sole, ho letto che è terribilmente geloso con chi non vive sempre con lui. La calopsitte è molto docile e buona, ma desideravo un pappagallo che stesse tutta la vita con me e poi con mio figlio, e che fosse molto intelligente, con cui costruire un rapporto complesso e importante.

Grazie

Maria con un cenerino

Ciao Elisa, e benvenuta nel mio blog.

Ho letto con molta attenzione il tuo quesito, e osservo con piacere che sei una persona che si pone con attenti interrogativi riguardo all’adozione di un pappagallo.

Nel tuo caso, non hai particolari esigenze inerenti allo spazio, o tipologia di abitazione, in quanto vivi in una casa indipendente; e questo già non pone una particolare selezione nelle specie che potrebbero fare al caso tuo. Mi riferisco alle specie dal richiamo molto forte, che non sono opportune come scelta in chi vive in un condomini; per questioni di soglia di tollerabilità molto bassa al rumore, sia da parte del vicinato, che di conseguenza quella personale. Tu sei orientata verso una specie che unisca una particolare intelligenza, insieme ad una spiccata capacità di interazione e socializzazione con altre persone oltre a te. Parto da alcune premesse. 

Tutti i pappagalli hanno un’estrema intelligenza, a prescindere dalla specie. È altrettanto vero che ci sono specie che si contraddistinguono per peculiari aspetti cognitivi, quali la capacità di apprendimento della parola umana, con relativa capacità di associazione di  una parola o azione, al suo significato, oltre che all’elaborazioni di concetti di una certa complessità. Altre specie, per le doti mimiche inerenti al gioco, e all’interazione fisica con il proprietario.

Per quanto riguarda la loro capacità di legarsi ad una o più persone, quasi tutti i pappagalli tendono a legarsi con una persona in particolare; è una cosa assolutamente normale. Ci sono comunque specie più predisposte a sviluppare un attaccamento particolarmente morboso verso il proprietario. Questo aspetto tende a svilupparsi non tanto nella prima fase di crescita del pappagallo, quanto con l’avvicinarsi della maturità sessuale. Questo perché il pappagallo viene attraversato dalla stessa tempesta ormonale che investe noi umani: l’adolescenza, con le relative conflittualità.

Detto questo, arriviamo alle specie in questione.

Escluderei nel tuo caso le Amazzoni, in quanto hanno proprio la tendenza a sviluppare un legame esclusivo con la persona ”prescelta”, alla quale però corrisponde un rapporto di antagonismo e aggressività verso tutte le altre. Quindi ogni qualvolta che a casa tua verrebbe una figura estranea, verrebbe percepita come una sorta di ”usurpatore” del territorio, e in particolare degli affetti. Le Amazzoni sono molto belle, intelligenti ed estroverse, tutt’altro che timide. Ma dal momento che hanno questa marcata propensione caratteriale che le porta ad essere dominanti nel nucleo familiare, forse nel tuo caso non è adatta. Tra le Amazzoni più adatte come pappagallo da compagnia, suggerisco l’A. fronte azzurra e l’A. fronte gialla. Sconsiglio l’A. amazzonica, in quanto rispetto alle prime due, è quella che dimostra un carattere più problematico e aggressivo.

Se parliamo di una specie dalle capacità cognitive a dir poco eccezionali, ne spicca una tra tutte: il Cenerino. Di lui dovrei aprire un’argomentazione a parte, dal momento che si tratta di una specie particolarmente complessa dal punto di vista psicologico. È dotato di un’intelligenza eccezionale, sovrapponibile a quella di un bambino tra i 3 e i 5 anni. Ma con l’emotività di un bambino di 2. E questo lo rende particolarmente vulnerabile dal punto di vista psicologico. Essendo particolarmente intelligente, ha bisogno di molti stimoli e attenzioni. Ma da quello che scrivi, il tempo a disposizione da dedicargli non ti manca.

Considera però che si tratta di una specie molto paurosa e timida, oltre che tendenzialmente insicuro ed emotivo. Per questo motivo, anche lui tenderà a legarsi ad una persona in particolare. Verso le altre si mostrerà piuttosto timido e diffidente.

Passando ad altre specie, non c’è ombra di dubbio che la specie più docile e socievole in assoluto, capace di interagire con tutti, è la Calopsitte. È la specie più adatta soprattutto a chi è alla prima esperienza con un pappagallo, oppure desidera un pappagallo che si dimostri affettuoso con tutti oltre che ad avere una notevole intelligenza. In questa specie in particolare, esiste una spiccata capacità del maschio, di apprendere paroline, frasi e fischiettare canzoncine. Ma entrambi i sessi sono molto dolci e coccoloni.

Per quanto riguarda il conuro del sole, devo dire che, un po’ come tutti i conuri, in particolare quelli del genere Aratinga, hanno la tendenza a legarsi nel tempo ad una persona in particolare. Ma non è detto in modo assoluto. Dipende dal singolo soggetto, ma anche dal tipo di percorso e rapporto che svilupperà con il proprietario. Per questo è importante l’aspetto della socializzazione. Ma questo vale un po’ per tutte le specie.

Personalmente favorisco l’interazione da subito con più persone, in particolare se si tratta di specie più complesse da questo punto di vista. In modo da contrastare la possibile diffidenza futura verso altre persone. Quindi se un soggetto è ben allevato, e socializzato, potrebbe essere una scelta idonea.

Un altro conuro di estrema intelligenza è il conuro testa blu. Io lo definisco ”il cenerino dei conuri” per le sue capacità mimiche e cognitive. Ma con l’avvicinarsi del periodo adolescenziale ha la tendenza a sviluppare un attaccamento piuttosto morboso verso il proprietario.

Un’altra specie interessante che abbina queste due caratteristiche da te richieste, è il caicco testa nera. È una specie molto socievole e  propensa al gioco oltre che molto coccolone.

Anche il Parrocchetto monaco è un ottimo pappagallo da compagnia, molto intelligente e curioso, oltre che una buona capacità di apprendere la parola umana.

Ti sconsiglio invece i pappagalli del genere Psittacula, in quanto si tratta di specie tendenzialmente diffidenti e schive, con la forte tendenza a legarsi con una persona in particolare.

Spero di averti dato una panoramica generale abbastanza esaustiva nell’orientarti verso la specie più adatta a te.

Ciao! Maria.

17/03/2020 – Inviato via mail – Un compagno per la mia inseparabile

Ciao, ho bisogno di un consiglio.

Possiedo un Roseicollis ancestrale femmina che ho allevato a mano da quando aveva appena 20 giorni. Adesso ha un anno e mezzo di età, depone le uova che ovviamente non sono fecondate. La domanda è appunto questa: come posso fare accoppiare la mia pennuta con un bel maschio dal momento che appena li vede si gonfia arruffando le piume e li aggredisce in malomodo???

Sei veramente brava, complimenti e piacere per averti conosciuta (virtualmente). Cordialmente. Pietro.

Ciao Pietro e benvenuto nel mio blog.

La questione non è così semplice, per due fondamentali motivi.

Il primo, è l’incompatibilità in generale tra soggetti allevati a mano, e soggetti allevati dai loro genitori. Si tratta, come ho già detto in altri casi simili, di due percorsi psicologici completamente diversi in cui l’animale, nel primo caso ha un imprinting (più o meno accentuato, a seconda dell’intensità dell’interazione) con la figura umana; nel secondo caso invece, il legame si instaura con i propri conspecifici.

Il secondo è che gli inseparabili non hanno un carattere così docile come si potrebbe pensare, ma al contrario sono piuttosto aggressivi e territoriali. E tra i due sessi, in questa specie è proprio la femmina ad essere particolarmente aggressiva.

Nel caso quindi di un soggetto allevato a mano, questo aspetto emerge proprio a contatto con altri ”invasori” di territorio. Di conseguenza, oltre all’aspetto dell’incompatibilità del percorso evolutivo, abbiamo in più una specie con una certa propensione all’aggressività.

Il mio consiglio, se la tua intenzione è quella di riprodurre, è quello di orientarti versi una coppia allevata dai genitori.

Ciao, Maria.

12/03/2020 – Inviato via mail – Compagnia per l’amazzone fronte blu

Ciao Maria,
Ho un’amazzone fronte blu femmina da due anni, e mi è venuto in mente di mettere con lei un Lori arcobaleno…
So che mangiano cose diverse, ma sarebbe una cosa fattibile…?
Grazie, Fabrizio.

 Ciao Fabrizio.

Direi proprio di no, e il motivo è quello che tu stesso hai detto: hanno un’alimentazione completamente diversa. L’amazzone è un granivoro, e i Lori e Lorichetti, sono nettarivori.

Hanno un’alimentazione particolare basata su polline e nettare di fiori, oltre che abbondante frutta. Il loro apparato digerente è anatomicamente predisposto per questa specifica alimentazione, e un’alimentazione basata sui semi è dannosa per queste specie. Inoltre la loro alimentazione molto zuccherina, rende le loro feci molto abbondanti e liquide; questo comporterebbe l’inevitabile contaminazione degli alimenti dell’amazzone.

Ciao, Maria.

28/02/2020 – Inviato via mail – Aiuto, fuga!

Buongiorno Maria, sono Lisa, volevo sapere se ho speranze che il mio piccolo parrocchetto dal collare di 3 mesi torni a casa. L’ho preso l’11 di gennaio da un allevatore, gli davo ancora da mangiare una volta al giorno la sua pappina con la siringa. È scappato ieri intorno alle 13.00, ma non lo vedo e non lo sento. Lui solitamente quando era fuori nella sua gabbietta non fischiava. È da ieri che provo a richiamarlo con fischi, o facendo rumore con la tazzina della sua pappa, perché quando lo facevo lui correva da me. Abito in una zona balneare piena di pini, e ville, inoltre da ieri c’è vento e stamattina ha cominciato a piovere a tratti. Sono disperata c’è possibilità che ritorni? Spero tu possa rispondermi presto. Ti ringrazio

Ciao Lisa.

I Pappagalli sono attratti dall’altezza e dallo spazio, e sono abilissimi nel cogliere ogni minimo pertugio che porta all’esterno, e occorre prestare sempre molta attenzione. Quando poi i soggetti sono così giovani, lo sono ancora di più, data la loro naturale curiosità verso ciò che li circonda. La loro intraprendenza li spinge, qualora si trovassero in ambienti esterni, a spostarsi anche molto distante.

Il problema è che non sono altrettanto abili a tornare indietro.

La ragione fondamentale è che i pappagalli perdono facilmente l’orientamento una volta che si allontanano.

Le cose che stai facendo sono giustissime: in questi casi bisogna mettere a disposizione del pappagallo ogni possibile riferimento acustico e visivo. Scuotere la tazzina della sua pappa è un’ottima cosa, poiché a questo richiamo lui correva da te. Anche il fatto di chiamarlo con la tua voce, o con suoni a lui familiari, va benissimo.

Maria con due giovani parrocchetti dal collare

Altra cosa utile è quella di mettere la sua gabbia con il cibo fuori, verso la direzione in cui è fuggito.

Altra cosa da fare contemporaneamente a queste, è quella di tappezzare di foto la zona in cui è fuggito, anche per qualche km. Naturalmente è opportuno allertare il vicinato della sua fuga.

Vista la caratteristica della zona che mi descrivi, è possibile che si sia spostato di albero in albero, anche allontanandosi parecchio. Ma potrebbe essere che, sfiancato dalla fame, sia planato su qualche terrazza o giardino. In fondo è allevato a mano, e non è diffidente verso l’uomo. Questa è l’ipotesi migliore, e credimi, succede più di quanto immagini, che i pappagalli vengano ritrovati, anche a distanza di molti giorni.

Quindi non abbandonare le speranze, e metti in atto tutte queste procedure.

Altra cosa: i pappagalli sono molto attivi in due momenti della giornata: al mattino e al tramonto. In questi momenti si spostano alla  ricerca di cibo, e emettono il loro caratteristico richiamo. Quello dei parrocchetto dal collare è molto particolare, quindi in questi momenti è possibile che, se è rimasto in zona, tu lo possa sentire.

Ti faccio tanti auguri per il suo ritrovamento. Maria.

04/02/2020 – Inviato via commento – Pullo di lori arcobaleno

Ciao Maria, da circa un anno mi sto appassionando sempre di più a queste meraviglie con le ali. Ho un inseparabile di 5 mesi e da una settimana un piccolo lori arcobaleno di 40-45 giorni che sto allevando a mano. Il piccolo è quasi completamente piumato e mangia tantissimo. Però piange sempre, davvero sempre, anche mentre gli do da mangiare. L’ho osservato in questi giorni e ogni volta che sente la mia (o quella di chiunque) voce inizia a piangere, appena sente dei passi piange. Quando mi vede si agita e cerca di rifugiarsi. Se lo prendo in braccio corre in un angolino della mia felpa e si accovaccia. A quel punto lo stringo e lo coccolo più che posso per farlo sentire protetto, mi esplora le dita con quella sua lunghissima lingua e leggermente si calma, ma quel verso non lo smette mai. Quando si avvicina l’ora della pappa se lo chiamo dopo un po’, titubante viene, altrimenti si avvicina, mi lecca le mani per vedere se gli ho portato il cibo e se ne va. Il fatto è che quando è da solo è tranquillissimo, anzi, fa dei versetti completamente diversi, di gioia sembra. Al momento lo faccio dormire in una scatola da scarpe con delle copertine, posta dentro al mio armadio. Le ante ovviamente non le chiudo, ma le socchiudo per dargli più la sensazione di protezione. Gli ho ordinato una bella gabbia grande che arriverà giovedì, è il caso di metterlo dentro ora? Una settimana fa è stato visitato dal vet che ha detto che è bello grosso e in carne, ho provato a pesarlo ma non sta fermo, 3 giorni fa era 125gr, domattina lo ripeso, ma mi sembra che sta crescendo, non vorrei che fosse troppo “grasso”, come faccio a capirlo? Gli do da mangiare 3 volte al giorno, ogni 6 ore. La quantità non la peso, gli faccio un po’ di pappa e quando non ne vuole più smette da solo. Sbaglio?
Per il fatto che sia un po’ schivo, mi sto scoraggiando un po’, credo che non gli piaccia il contatto con l’essere umano e che mi vede solo come un mezzo per mangiare, perché anche dopo mezz’ore passate ad accarezzarlo e a distrarlo, appena può scappa via. Cosa ne pensi a riguardo? Ti ringrazio Maria e scusa del papiro, ma ci tengo a migliorarmi, vorrei dargli la migliore vita possibile e avere un bel rapporto con lui/lei.

Ciao!

Quel richiamo che tu senti in modo continuo del tuo pullo di Lorichetto, che definisci come ”pianto”, è normale nei pulli di queste specie. I Lori emettono questo verso continuo, quasi a tutte ore, e a prescindere dal gozzo più o meno pieno. Si tratta quindi di una loro caratteristica, e non il sintomo di qualcosa che non va. Il fatto che aumenta durante la tua presenza, o la percezione della tua presenza, significa solo che sta avvertendo l’arrivo della ”mamma”. Quindi stai tranquilla in questo senso.

Per quanto riguarda i pasti, devi seguire il suo ritmo naturale, non uno schema definito e obbligato. Quando dimostra di essere sazio, non devi insistere. E aspetta sempre che abbia svuotato il pasto precedente prima di somministrare il secondo. Lo schema dei 3 pasti per il momento va bene, ma senza forzature, e senza pesare la pappa. Lascia che mangi quello che si sente di mangiare.

La gabbia grande per il momento la escluderei. Lo metterei in una gabbietta temporanea più piccola per la fase di svezzamento, dove puoi posizionare le varie ciotole di acqua, il suo cibo in polvere a base di polline e nettare, e magari qualche pezzo di frutta, per questa fase esplorativa. Il tutto facilmente accessibile a lui, in modo da stimolare l’autonomia alimentare. Man mano che mangerà sempre più da solo, gradatamente diminuisci i pasti con la pappa.

Va benissimo naturalmente, il contatto fisico per rinforzare il legame affettivo.

Appena sarà ben autonomo, puoi sistemarlo nella gabbia più grande.

Ciao! Maria.

27/01/2020 – Inviato via mail – Coppia di lori arcobaleno

Ciao Maria, ti scrivo perché mi sono innamorata e mi piacerebbe prendere una coppia di loricchetto arcobaleno sia perché si tengono compagnia (io ho tre figli e non sono orientata al pet) con l’intenzione di fargli fare i pulli…. Cosa mi consigli? Due allevati a mano o due selvatici? Gli allevati a mano potrebbe essere meglio visto che ho i bambini? Grazie mille

Ciao Elisabetta.

Se il tuo fine è quello di farli riprodurre, ti suggerisco una coppia di soggetti allevati dai genitori. Non ha senso che tu li prenda allevati a mano, se il tuo intento non è avere dei pappagalli d’affezione. Che pertanto avranno determinate necessità e aspettative verso il compagno umano che poi non potranno avere, in quanto la tua aspettativa è quella di farli riprodurre.

E quindi in questo caso, è giustissimo che tu li prenda in coppia.

Ciao, Maria.

11/01/2020 – Inviato via mail – Il pappagallo dei miei sogni

Ciao Maria un aiuto ! Vorrei avere un pappagallo pet. Dolce, affettuoso e tranquillo. Lo farei uscire spesso e gli insegnerò a portare la pettorina così potrò tenerlo ulteriormente fuori la gabbia e stare di più con me. Mi piacerebbe anche che sapesse parlare o almeno qualche parola. Il mio cruccio, dato che mi piacciono molto tutte e due le specie, sono indecisa tra conuro del sole e caicco testa nera! Ho 60 anni e sono casalinga. Grazie mille per i tuoi consigli. Marina

Maria con un caicco testa nera

Ciao Marina, e benvenuta nel mio blog.

Le specie su cui sei orientata, sono entrambe un’ottima scelta, come pappagallo d’affezione. Entrambe molto dolci, giocherellone, e si legano moltissimo al proprietario.

Quanto all’apprendimento della parola umana, hanno entrambe potenzialità simili. La differenza in tal senso, è che il Caicco ha una particolare predisposizione alla riproduzione anche di suoni e rumori, oltre che ad avere una marcata predisposizione alla mimica del gioco. Si tratta comunque di specie estremamente intelligenti, che se ben stimolate apprendono con grande facilità. Ognuna sempre nella propria soggettività caratteriale.

La differenza più significativa tra le due specie, è dal punto di vista della potenza vocale. E qui, dipende molto sia dalla tua soglia di sopportazione della loro rumorosità, e in particolare quella dell’eventuale vicinato. Se abiti in condominio, e  per ”tranquille” intendi poco rumorose, allora ti sconsiglio il conuro del sole, che ha un richiamo molto forte, (ma d’altra parte è nella loro natura farne uso per richiamare l’attenzione; e a questo non va MAI data una risposta rumorosa, in quanto loro, come i bambini, ci imitano).

Il caicco testa nera, ha a richiamo molto diverso dal conuro del sole, il suo richiamo naturale è un fischio, che talvolta può risultare acuto. Ma la soglia della percezione della rumorosità è sempre molto relativa e soggettiva.

In ogni caso, avrai un  compagno alato veramente straordinario, e avrai sicuramente il tempo e attenzione giusta nei suoi confronti, e concordo con l’abituarlo fin da giovane alla pettorina, per portarlo sempre con te anche all’esterno, in assoluta sicurezza, rispettandone la sua natura fisica e psicologica.

Ciao! Maria.