Inviato via mail il 07/10/2017 – Parrocchetto del collare
Ciao volevo sapere se il parrocchetto dal collare può essere indicato per il PET con dei bambini e se fa molta differenza se si prende da pullo e va bene anche se ha 1 anno… grazie.
In linea di massima sì, ma dipende molto da soggetto a soggetto e comunque dall’età dei bambini vista la tendenza della specie in questione a rinselvatichirsi se privati di una continuità relazionale con l’essere umano un volta ultimato lo svezzamento.Per quanto concerne l’età consiglio un soggetto molto giovane, ma non un pullo in quanto nell’allevamento a mano non ci si può improvvisare e occorre esperienza. Direi che un soggetto sotto l’anno di età, se ben allevato, può essere indicato come PET per dei bambini.
Inviato via mail il 15/09/2017 – Messaggio d’affetto
Ciao Maria, so che la tua strepitosa calopsite Paulie non c’è più.
Ieri se n’è andato il tuo piccolo amichetto, guancette color arancio spuntavano prepotenti dalla sua testa gialla, immersa nel suo bel piumaggio grigio e bianco; Paulie tutto matto.
Ci hanno insegnato a chiamarli animali, ma quando se ne vanno sentiamo un vuoto profondo. Paulie era uno di famiglia, conosceva le tue, le vostre abitudini, ascolta i vostri rumori e sapeva del vostro arrivo. Riempiva di colore le vostre giornate.
C’è un casetta vuota, e da lì, non si sentirà più il suo proprietario fischiettare “La famiglia Adams”, non lo si sentirà più far cagnara insieme a Patch, Alex e Sunny, compagni di merenda da tempo ormai; anche loro sentono che qualcosa lì dentro è cambiato.
Li chiamiamo animali, ma noi sentiamo che quel posto vuoto non sarà più lo stesso.
No, non sono animali, sono parte di noi, si addormentano con noi, ci cercano, perché noi per loro siamo la cosa più importante che hanno; siamo la loro famiglia.
Dovremmo imparare ad amare nel modo che loro sanno fare, senza invidie o pregiudizi; già li chiamiamo animali.
Tu mi hai accompagnato in questo mondo fantastico, da dove è impossibile volar via, e comprendo alla perfezione il tuo silenzioso dolore; grazie Maria.
Ciao Paulie tutto matto.
Paolo.
Inviato via mail il 30/06/2017 – Amazzone e la capacità di imitazione della parola
Vista l’ora buon giorno. Posseggo una Amazona Aestiva, fronte blu di 14 anni, maschio. Io sono il 3° possessore. Non è stata trattata benissimo sin dal primo possessore. Il pennuto ha vissuto parecchio tempo in solitudine per cause di lavoro: stava quasi sempre solo in compagnia di altri animali domestici. Ora si è adattata molto in fretta alla nuova dimora. Ci stupisce il fatto che non ha un suo vocabolario. Ogni tanto ripete il miagolio del gatto e dice Ciao. Tutto qua. Lo stiamo stimolando poiché molto giocherellone e protagonista e molto affettuoso nonostante faccia le sue scelte con chi famigliarizzare. So benissimo che il suo imitare di suoni o parole è una loro forma di mimetismo nell’ambiente. Domando avrò speranza di sentirlo imitare qualche altra parola nonostante la sua età? Cosa mi consigliate per poter avere questi risultati in riguardo alla chiacchiera? Sicuro che la mia richiesta verrà considerata allego il mio indirizzi e-mail. Distinti saluti e grazie anticipate. LINO, Cagliari.
Ciao. La tua amazzone purtroppo ha dovuto subire le conseguenze di quella tipica superficialità umana nell’acquisto di animali così complessi come i pappagalli, che io cerco sempre di prevenire e combattere. E purtroppo nel suo periodo cosiddetto ”sensibile” del suo percorso psicologico e formativo, ha vissuto nella quasi totale solitudine e abbandono, a parte la somministrazione di acqua e cibo.
Non è stata quindi stimolata abbastanza nell’apprendimento della parola umana. Cosa che presuppone un rapporto diretto e giocoso con il proprietario, e comunque, l’essere umano. Non basta l’ancestrale comportamento volto a al mimetismo ambientale; qui si parla di un animale allevato a mano, quindi imprintato verso la figura umana, e se poi questa figura umana rimarrà defilata e non stabilirà con il pappagallo un legame affettivo, quest’ultimo non sarà mai abbastanza stimolato per apprendere e riprodurre la parola umana.
È la relazione che conta, il legame affettivo, e il continuo stimolo. È esattamente lo stesso principio del rapporto madre e bambino. Va anche detto che ogni soggetto è comunque diverso dall’altro.
Detto tutto ciò, i pappagalli sono comunque creature molto intelligenti, e anche se alle spalle la tua amazzone ha 2 passaggi di cattiva gestione, non è detto che ora nel nuovo rapporto con te, non possa recuperare tutte le sue potenzialità, che in questa specie poi, sono notevoli.
Il suggerimento che ti do è di stimolarla il più possibile, senza avere fretta. Parlale direttamente, non di sfuggita. Etichetta tutto quello che dici e fai con lei, ad esempio quando le dai l’acqua, dille che questa è acqua, così, con qualsiasi cibo che le offrirai. In particolare qualcosa che la tua amazzone gradisce molto.
Usa il “rinforzo positivo”, cioè premiala ogni volta che dimostra curiosità o ripeterà qualcosa, anche in forma di suono o vocalizzazione.
La stessa cosa con le azioni. Insomma, tutto quello che implica un rapporto affettivo, che le è mancato nelle precedenti gestioni. Vedrai che i risultati arriveranno.
Ciao, Maria.
Inviato via mail il 16 06 2017 – Un pappagallo come PET
Salve, sto valutando l’acquisto di un pappagallo come pet. Non ho mai avuto esperienza simile se non da bambino con 2 cocorita. Tra i vari, la mia “simpatia” si è indirizzata verso il genere Pyrrhura (in particolare il Frontalis), sia da un punto di vista estetico che caratteriale. Non ho ancora realizzato l’acquisto sia perché allevatori in zona (Sicilia) che allevano il Frontalis sono rari (ci sono diversi Molinae.. ma Frontalis non è facile, ne ho contattato uno il quale mi ha dato una probabilità per ottobre, o più sicuramente marzo prossimo), sia perché sono incerto da un punto di vista “etico”: infatti non ho intenzione di prendere 2 esemplari ma solo uno, e mi chiedo quanto sia giusto nei suoi confronti non dargli la possibilità di interagire con un altro esemplare della sua specie, essendo come ho letto un po’ dappertutto, il pappagallo un animale particolarmente socievole. È un progetto che mi consigliate di portare avanti o è meglio rivolgere le mie attenzioni a un diverso pet? Grazie.
Ciao. È un’ottima scelta un pappagallo del genere Pyrrhura come pet.
Di gestione relativamente semplice, poco rumoroso, e molto giocherellone e affettuoso, oltre che essere in grado.di ripetere qualche parolina, che riprodurrà con una voce dal timbro ”sussurrato”.
Confermo la socievolezza e gregarietà di tutti i pappagalli.
Ma c’è un aspetto da considerare: se ti orienti in un pappagallo pet, non è indispensabile che interagisca con un proprio conspecifico. Il suo punto di riferimento affettivo è l’uomo, quindi sta a te non fargli mancare tutte le attenzioni di cui ha bisogno: interazione, gioco, coccole. Al contrario, un soggetto selvatico ha bisogno della relazione con i suoi simili, e l’ideale è formare una coppia. Ma non è il caso di un soggetto pet.
Quindi devi valutare se nella scelta di un animale da compagnia hai come aspettativa un animale indipendente dal punto di vista psicologico, o cerchi una relazione più profonda, e sei pronto a dedicare del tempo tutto per lui in modo costante, perché il nemico principale del pappagallo d’affezione, è la noia e l’abbandono da parte del proprietario.
Ciao, Maria.
Inviato via mail il 14/05/2017 – Conuro del sole in “fase ormonale”
Buonasera. Chiedo scusa se importuno di sabato e a quest’ora, cercando una risposta urgentemente in internet ho trovato per caso il Suo blog e mi complimento perché non avevo mai letto risposte così competenti in materia. Vengo all’argomento che mi sta a cuore, da dodici anni vive con noi un conuro del sole femmina. L’abbiamo presa all’età di 5 mesi da una persona che l’aveva allevata allo stecco fino a quel momento. La nostra pappagallina vive in un locale suo, in gabbia aperta. Quando non ci siamo le lasciamo la radio accesa perché comunque abbia “compagnia” e, quando siamo in casa (mio marito lavora spesso da casa) trascorriamo del tempo insieme. All’imbrunire, la piccola va a dormire in una giacca appesa nella stanza e all’alba, spunta da lì sotto e vuole… la colazione. È molto affettuosa e simpatica con tutti noi anche se è letteralmente innamorata di mio marito… Beh, vengo al punto: questa mattina, dopo 12 anni, ha fatto…un uovo(!!) Da quel momento ha letteralmente “perso la testa”, o meglio, è molto cambiata rispetto alle sue abitudini. Come ogni mamma in cova, il suo pensiero fisso è covare e far ruotare l’uovo. Non è interessata al cibo, se ci avviciniamo non ci minaccia, è sempre molto dolce, ma è evidente che è molto preoccupata e agitata, “presa” dalla sua attività di mamma. Si lascia accarezzare ma non distrarre e noi non sappiamo come comportarci: togliere l’uovo? Lasciarla fare? Siamo spiazzati dal fatto che tutto questo non si è mai verificato in tanti anni e preoccupati perché recentemente una nostra canarina (ne avevamo 4) è entrata in un loop spaventosamente negativo continuando a produrre un numero esagerato di uova (le lasciava sul fondo della gabbia) fino a che, …è morta. Cosa sta succedendo? Cosa dobbiamo fare? Grazie mille per la risposta che vorrà darci. Buona domenica e ancora grazie.
Paola Ruffa
Ciao Paola e benvenuta nel mio blog.
Inizio subito col tranquillizzarti, perché il comportamento della tua conurina, è assolutamente normale. È piuttosto frequente che i pappagalli pet, sviluppino la maturità sessuale più tardi, rispetto ai soggetti allevati dai genitori. Il motivo è molto semplice: i pet, contrariamente agli altri, non sono esposti a stimoli ambientali tali da far giungere la maturità ormonale in tempi più precoci. Rimangono per così dire, più ”bambinoni”. Ti allego la foto del mio Sunny, che ha 5 anni, e ancora non ha deposto nulla; teoricamente dovrebbe essere un maschio… ma non è affatto detto, e l’esperienza lo insegna.
Al contrario, nei soggetti con imprinting verso i loro simili, il richiamo sessuale è decisamente più forte, e stimola nei tempi più fisiologici, la maturità sessuale e ormonale. Detto questo, lei avendo deposto il suo primo uovo, ne è incuriosita, un po’ lo cova e un po’ ci gioca… Sarebbe anche normale un cambiamento di atteggiamento, quale la territorialità e quindi una lieve aggressività, poiché anche se l’uovo, ovviamente, è infecondo, lei comunque prova l’istinto naturale di proteggerlo.
Nel suo caso, essendo molto dolce di suo, si dimostra sempre coccolona. Ma è assolutamente normale che sia ”presa” da questa novità! Ne deporrà sicuramente altre, a giorni alterni o anche più giorni di distacco. In genere un numero da 4 a 6. Ma alle prime deposizioni anche meno. Consiglio di toglierlo subito, perché poi si metterebbe a covare e la cosa nel caso di un pet non ha nessun senso. Si stresserebbe inutilmente.
Altro consiglio: poiché le femmine sono potenzialmente esposte a problematiche legate alla ritenzione dell’uovo, suggerisco, ai fini di prevenire, di somministrare del calcio nell’acqua tutti i giorni, ma SOLO nei giorni in cui è in ovodeposizione. Quindi per i primi 7-10 giorni in cui deporrà.
Esiste un prodotto in farmacia di cui non posso farti il nome commerciale, ma sono delle compresse effervescenti di calcio, per uso umano. Va messo un quarto di compressa ogni giorno nella vaschetta d’acqua fresca, finché vedi che depone. Le altre parti di compressa li conservi in un barattolino.
Quindi procederai così ogni volta che nel tempo (la frequenza di ovodeposizione è soggettiva), lei deporrà, dal primo fino all’ultimo uovo.
Ciao! Maria.
Grazie mille. Così siamo più tranquilli.
Abbiamo tolto l’uovo. Domani inizieremo con l’integratore. Ci rimane solo questo dubbio: le deposizioni potrebbero susseguirsi a oltranza con danno conseguente per la sua salute? Se non dovesse interrompersi c’è qualcosa che possiamo fare? Confido che faccia delle lunghe pause. Chiedo scusa per averLa inondata di domande, ma in dodici anni non avevamo mai avuto nessun “intoppo” e del resto è entusiasmante poter imparare da chi è esperto come Lei.
Grazie ancora!
Ciao Paola, stai tranquilla, è normale sentirsi impreparati di fronte ad eventi del tutto nuovi e dopo 12 anni. Anche perché se non si è allevatori, non si ha nessuna esperienza in merito, quindi è normalissimo.
Il ritmo e frequenza delle deposizioni può variare molto nel tempo, ma è un fenomeno naturale, che avviene anche per i soggetti selvatici e non si può, e non si deve fare nulla. Non c’è nessun scompenso per un fenomeno naturale. L’unica cosa utile, può essere la somministrazione di calcio.
Comunque posso rassicuranti su un aspetto. I pappagalli allevati a mano, depongono più raramente rispetto ai soggetti selvatici, perché, come ti ho detto ieri, sono meno ”stimolati” sessualmente.
Quindi non credo che ti deporrà le uova più di una volta all’anno.
Ciao, Maria.
Inviato il 20/04/2017 – Lori arcobaleno in po’ mordace
Ciao Maria,
Mi chiamo Antonella e ti ho scritto qualche tempo fa per avere qualche consiglio sul mio lori arcobaleno, Gin… Scusami se approfitto della tua disponibilità ma i tuoi suggerimenti sono un vero toccasana per me perché oltre ad essere preparata cogli pure il lato “emotivo” delle persone che ti scrivono, ed è questo che ti rende speciale!!!
Sono passati circa sei mesi da quando Gin mi beccò la prima volta la guancia, si ci appese pure, e da allora qualcosa é cambiato, in negativo intento. Prima eravamo pappa e ciccia sempre assieme e non lo temevo per nulla anzi… Ma da allora lui è più diffidente nei miei riguardi, guardingo, e adesso non becca più come avvertimento ma con forza anche da dentro la gabbia per esempio quando gli cambio l’acqua o metto il mangiare. Io dal mio canto lo faccio uscire pochissimo oramai perché temo le sue beccate non tanto sulle mani quanto sul viso (è diventato il suo bersaglio preferito). Si è innescato un circolo vizioso che non riesco più a spezzare e mi fa stare male. Quando provo a farlo uscire e lui si lancia sulla mia spalla mi irrigidisco e lui è come se lo percepisse perché comincia a beccarmi il collo e le dita con forza, e più mi fa male più lo temo.
Ha perso i confini che avevo stabilito ed io la fiducia in lui.
Vivo col rimorso di avere rovinato tutto e più non lo faccio uscire più mi sembra di farlo diventare aggressivo… Finirà tutto questo? Tornerà il Gin dolce di prima o continuerà a beccarmi per bene?
Sono consapevole che sta crescendo e che ciò lo porta a modificare parte del suo carattere ma in questo momento non capisco più cosa gli è permesso fare e cosa non.
Spero che le tue parole mi guidino verso la risoluzione di questo problema perché non voglio più stare male e soprattutto sentirmi la causa unica del suo e del mio malessere.
Grazie mille per la tua disponibilità.
Antonella.
Ciao Antonella.
Sì, mi ricordo di te e del tuo Gin. Ho riletto la tua mail precedente per inquadrare meglio la causa scatenante di tutto questo. Sei una ragazza intelligente e con uno spiccato senso dell’analisi dei fatti e dell’autocritica, e hai spiegato tu stessa cosa avviene: un circolo vizioso.
Purtroppo non è facile uscirne, perché i circoli viziosi vengono per loro caratteristica, auto-alimentati a vicenda. Ma mi sento di dirti una cosa importante: non devi sentirti in colpa di tutto questo, perché le tue reazioni di paura sono umanamente comprensibili.
La beccata del lori è estremamente dolorosa, specialmente quando usa il suo becco con la consapevolezza che otterrà il suo scopo, ovvero allontanare chi teme. A tua volta tu temi lui, che ha capito benissimo che il tuo viso è molto sensibile, e basta che voli sul tuo collo per suscitare in te un meccanismo di difesa e paura. Mi rendo conto della tua emotiva reazione, ma hai mai provato a cercare di non farti sopraffare dalla paura prima ancora che lui ti becchi?
È solo un tentativo, un mio pensiero, ma più tu allontani da questo confronto, più si rinforza tra voi la diffidenza reciproca. E allora prova a fare un tentativo.
Appena vola sulla tua spalla, prova a mostrarti tranquilla e imperturbabile (so che non è facile, ma prova), magari aspettandolo con una leccornia gradita, un oggetto che lo incuriosisca; insomma, qualsiasi cosa che lo distolga dalla tentazione di beccarti.
Automaticamente tu ti rilasserai, e potresti invertire la rotta comportamentale che porta entrambi a diffidare l’uno dell’altro. È un tentativo che vale la pena di essere provato.
Rimane il fatto che il lorichetto arcobaleno, come tutti i lori in genere, è una specie che, se da una parte è curiosa e socievole, dall’altra ha la tendenza a essere mordace. Ma è ancora abbastanza giovane da essere suscettibile ai cambiamenti. Ma si avvicina all’età adulta, quindi i tentativi, anche se ”dolorosissimi”, vale la pena di provarli. In ogni caso, sgombra la tua mente dai sensi di colpa: le tue sono reazioni istintive, come quelle di Gin del resto. Ma tu hai sicuramente più potere di dominarti di lui.
Un abbraccio. Maria.
Inviato via mail il 16/03/2017 – Pyrrhura vs Senegal
Buonasera Maria e grazie per la tua presenza preziosa anche sul web.
Perdonami in anticipo se “approfitto” della tua esperienza e disponibilità per chiederti un consiglio.
Ho un conuro della specie Pyrrhura di 4 anni che è molto intelligente, ma non ama farsi accarezzare se non quando si avvicina spontaneamente ed abbassa la testolina per farsela grattare. Ho anche un Borborinchuslineola di 1 anno e mezzo che, invece, adora le coccole, essere accarezzato o tenuto tra le mani, baciato, insomma è dolcissimo.
Vivono in gabbie separate, ma in realtà stanno in una stessa stanza ed entrambi hanno le rispettive gabbie sempre aperte, così quando arrivo a casa li ritrovo sempre insieme in una o nell’altra gabbia. La cosa curiosa è che quando non ci sono io, pur potendo, preferiscono stare in gabbia ed escono per giocare solo, appunto, quando rientro.
Ciò su cui vorrei un consiglio riguarda il mio desiderio di avere un pappagallo del Senegal ed a tal proposito ti vorrei fare una serie di domande. Premetto che ho visto un piccolo di 9 mesi in un negozio. Mi sono avvicinata, mi ha ripetutamente assaggiato il dito senza stringere attraverso le sbarre della gabbia e, nel caos generale, non ha emesso alcuni fischio, se non un lieve verso che facevo fatica a sentire io stessa, pur vicina. In realtà non so se si fa accarezzare perché il negoziante non mi ha fatto provare e non mi ha garantito in tal senso ma è convinto che ha una buona base di dolcezza e con pazienza sarebbe docilissimo.
Le domande che ti voglio porre sono le seguenti:
1) un piccolo di 9 mesi con quelle premesse di assaggiare il dito senza mordere e farmi la linguaccia potrebbe essere realmente docile e farsi accarezzare?
2) un piccolo di 9 mesi allevato a mano e cresciuto in un negozio a contatto con tanta gente è più socializzato e meno soggetto a diventare possessivo con una persona?
3) un piccolo di 9 mesi potrebbe socializzare con i miei piccoli (vivendo in gabbie separate ovviamente)? Ho letto che i Senegal sono aggressivi con gli altri pappagalli ed essendo più grosso temo per i miei che hanno la routine che ti ho raccontato.
4) un piccolo appena svezzato, eventualmente, sarebbe preferibile, secondo te, visto che ho già una piccola famiglia e quindi si adatterebbe meglio?
5) nel caso tu mi consigliassi di prendere il piccolo di 9 mesi come dovrei gestirlo?
Aspetto con impazienza le risposte che spero vorrai darmi. Titti.
Ciao Titti e benvenuta nel mio blog.
È normale che il tuo Pyrrhura si comporti così, perché si tratta di una specie con una forte personalità, e non è sempre disponibile alle coccole.
Possiamo definirlo un po’ ”capriccioso”, ma si tratta di conoscere le caratteristiche caratteriali e regolarsi di conseguenza.
Il tuo parrocchetto barrato è un soggetto che per caratteristiche individuali, è già più docile. Concordo con il tenerli in gabbie separate. Il fatto che escano solo quando ci sei tu, significa che si sentono ben protetti nella loro gabbia, sono ben socializzati tra loro, e quando arrivi tu in qualche modo è ”festa”.
Veniamo alle domande:
Ma per molte risposte ti rimando nel dettaglio a ciò che ho scritto a Mariangela, che mi ha posto 2 quesiti simili, e trovi le risposte subito qui sotto.
1) Sì, potrebbe essere, ma hai un solo modo per scoprirlo, che è quello di sperimentare direttamente, chiedendo al negoziante, possibilmente in un momento opportuno in cui non c’è confusione, di poterti approcciare direttamente con lui.
2) Non è detto. Per il semplice fatto che da una parte è sì, ben abituato a vedere molte persone, ma ciò non esclude che poi non sviluppi, com’è naturale, un rapporto affettivo privilegiato con una persona.
3) Sì e no. Il Senegal è una specie tendenzialmente territoriale, ma anche il Pyrrhura lo è, e oltretutto è il primogenito di casa. Ma è anche vero che ha dimostrato di accettare e socializzare bene con il piccolo Barrato. Quindi in teoria (ma solo in teoria), dovrebbe accettare, se con i dovuti tempi e modi, il terzo arrivato. Il Senegalus, se dimostra di essere coccolone e docile, non dovrebbe dimostrare aggressività, ma anche qui, qui e’ questione di di equilibrio e prudenza. È ovvio che dovrebbe avere una gabbia propria anche lui, e mai lasciarli liberi tutti insieme se non monitorati. Occorre un periodo di osservazione a distanza, e assicurarsi che non si creino degli antagonismi. E in particolare, osservare come si comportano Pyrrhura e Senegal, se volano sopra le rispettive gabbie.
4) Dipende sempre dal soggetto, anche il soggetto di 9 mesi, comunque giovanissimo, può adattarsi bene. Nulla è scontato.
5) Qui, in estrema sintesi, i punti essenziali sono basati su tempo, pazienza e osservazione.
Monitoraggio in ogni caso nei primi tempi e poi ti regolerai di conseguenza. All’inizio tienili in contatto visivo, per poi gradatamente accorciare le distanze liberandoli, ma sempre sotto la tua vigilanza. Poi quando vedrai che non ci sono antagonismi e territorialità, tutto verrà da sè.
Ciao, Maria.
Inviato via mail il 14/02/2017 – Scelta effetuata: Senegal
Ciao Maria,
spero che non mi consideri seccante. Ho optato per il Senegal. Ti avevo scritto dei due fratelli di 7 mesi che avevo visto in un negozio. Li ho rivisti e sono silenziosi, pur in mezzo ad un “concerto” di voci di tanti uccelli di varie specie non hanno emesso un verso, almeno per tutto il tempo in cui li ho osservati.
Ho messo il dito ed entrambi si sono avvicinati a leccarli, ogni tanto stringevano ma è bastato un no per fare allentare la presa. Purtroppo non so se si fanno accarezzare e tenere in mano.
Poi ho visto, presso un allevatore un pullo di 40 giorni e questi mi ha consigliato di prenderlo subito perché ha l’età giusta per “plasmarlo”.
Non ho mai allevato a mano un pappagallo ed ho paura di non saper gestire un piccolo così, però ho buona volontà ed ho allevato gatti trovatelli a biberon (anche se sono animali diversi).
Tu cosa mi consigli?
Il pullo perché potrei abituarlo alle mie aspettative o uno dei piccoli di 7 mesi?
Riguardo al piccolo pullo, una eventuale manovra sbagliata potrebbe indurre il piccolo ad essere diffidente con le mie mani?
Riguardo ai piccoli di 7 mesi, sono ancora in tempo per essere “plasmati” o hanno già avuto un imprinting di vita in gabbia nel negozio e potrebbero non amare le carezze per questo? Potrebbe anche essere più difficile fargli indossare la pettorina?
Insomma cosa mi consigli di scegliere?
Poi c’è differenza tra maschio e femmina?
Nel caso mi consigliassi uno dei piccoli di 7 mesi la mia scelta su chi dovrebbe ricadere?
Scusami le tante domande ma voglio un amico per la vita e ci tengo al tuo parere.
Attendo la tua risposta.
Grazie, Mariangela.
Ciao Mariangela. Vengo subito al sodo. Ti sconsiglio a prescindere da tutto il resto il pullo di 40 giorni. Non hai nessuna esperienza in fatto di allevamento a mano, e come ho detto molte altre volte, non ci si improvvisa in questa materia. Allevare a mano e poi svezzare correttamente nei modi e tempi giusti, un pappagallo, non è affatto come alimentare dei gattini. Perché per quanto tu abbia buona volontà, (e vedo che ne hai molta, e per questo mi complimento con te), ti manca l’esperienza e “l’occhio clinico” per saper individuare l’eventuale insorgere di problemi e quindi saperli gestire. Personalmente disapprovo la facilità con cui molti colleghi cedono con superficialità dei pulli, a persone senza nessuna esperienza in materia, ma questa è un’altra questione.
Per quanto riguarda i fratellini di 7 mesi, sono giovanissimi, e non esiste nessuna preclusione al legarsi a te, ed acquisire determinate abitudini attuate da te, pettorina compresa. Il sesso maschile o femminile è ininfluente in tal senso. Per quanto riguarda la scelta tra i due, devi solo avere la possibilità di approcciarti a loro in modo diretto. Sono sensazioni molto soggettive e non esiste una regola. Chiedi al negoziante di poterli avvicinare lasciandoli liberi; se ti vede interessata, non dovrebbe avere problemi a farlo. Solo così puoi confrontarti con loro, e poi lasciati guidate un po’ dall’istinto.
Ciao, Maria.
Inviato via mail il 01/02/2017 – I pappagalli e l’influenza aviaria
Buon giorno Maria, mi è dispiaciuto moltissimo che il gran galà sia stato annullato. Era una manifestazione che aspettavo da molto anche perché è organizzata benissimo e ci sono un sacco di amici “pappagalli” allevati e trattati con cura e amore. Spero che tale manifestazione possa essere fatta nei prossimi mesi. A proposito ti chiedo qualche info su questa influenza aviaria e se può essere pericolosa per noi e per i nostri amici alati. P.s. Allego foto di Gregus
Ciao Nicola, purtroppo non abbiamo ancora notizie certe sul blocco restrittivo imposto dalle autorità competenti, e spero anch’io che la situazione si possa sbloccare quanto prima.
Il virus in questione, che ha colpito la zona di Mira è un H5N8, considerato ad alta patogenicità per le specie aviarie colpite. Va detto anche, che la stessa ASL ha specificato che non si tratta di un virus pericoloso per l’uomo.
E purtroppo non viene mai fatta abbastanza chiarezza in merito a questi virus.
Si tratta di virus influenzali che colpiscono le specie aviarie (non tutte allo stesso modo), e vengono classificati come LPAI (a bassa patogenicità, passando quasi per asintomatici con sintomi lievissimi) e HPAI (ad alta patogenicità, con sintomi importanti a carico dell’apparato respiratorio e alto tasso di mortalità). Come tutti i virus influenzali, hanno la caratteristica di mutare nel tempo.
È importante fare chiarezza su un’aspetto: le specie aviarie in cui questi virus, nel tipo e sottotipo, attecchiscono facilmente, sono polli, tacchini, quaglie, anatre, oche ecc… ; e soprattutto quelli che sono i veri veicolatori del virus: specie acquatiche e uccelli migratori.
Questi virus non prediligono quindi gli psittacidi, sebbene il contagio, se le condizioni ci sono, (vita in promiscuità con soggetti a rischio o comunque stretto contatto con soggetti malati) è teoricamente possibile.
La ASL ha comunque diffuso in una nota che sono state prese tutte le misure cautelative, al fine di spegnere quanto prima i focolai registrati.
Ah, complimenti per Gregus.
Ciao, Maria.
Inviato via mail il 29/01/2017 – Pionus o Senegalus?
Ciao Maria ti ringrazio per la risposta che mi hai dato alla mia precedente mail e ti informo che sto seriamente pensando di prendere il Senegal che ho pure visto. Per la verità ho conosciuto 2 fratelli di 7 mesi allevati a mano e quando mi sono avvicinata alla gabbia entrambi si sono a loro volta avvicinati per assaggiarmi le dita.
Entrambi avevano la saliva e ciò mi è sembrato strano perché sapevo che i pappagalli non hanno saliva. Entrambi sembravano dolci ma uno si è mostrato più coraggioso, tanto che è rimasto vicino a me ad aprire i becco e ad uscire la lingua per continuare ad assaggiare le dita (ogni tanto stringeva ma niente di doloroso, gli ho comunque detto no ed ha smesso di stringere), l’altro invece, dopo avere assaggiato il dito, si è arrampicato al tettuccio della gabbia e si è dondolato a testa in giù con una zampa.
Non so se si facevano accarezzare e l’allevatore non me lo ha confermato in quanto ha detto che dovrei starci dietro per avere la loro docilità ma avrei risultati perché sono buoni, tuttavia, mi ha consigliato di aspettare l’arrivo dei Pionus che in quanto a dolcezza sono imbattibili.
Premesso ciò ti chiedo se è vero che i Pionus sono di gran lunga più dolci e coccoloni e dovrei aspettare.
Nel caso decidessi di prendere uno dei 2 Senegal, secondo te il fatto che abbia 7 mesi, trascorsi in un negozio (il venditore li alleva) con il contatto visivo e non con tante persone, è migliorativo per avere un pappagallo più socializzato e non troppo attaccato ad una persona?
Inoltre all’età di 7 mesi si può ancora abituare alla pettorina? Tra i 2 secondo te chi dovrei scegliere: il coraggioso o l’acrobata?
La saliva è normale?
Scusami tutte queste domande ma io appartengo a quella categoria di persone che pensa che l’animale si adotta per la vita e ci tengo ad una scelta consapevole.
Aspetto con ansia le tue risposte ed i tuoi consigli.
Cari saluti, Mariangela.
Ciao Mariangela, arrivo subito al sodo. Il metodo ideale per scegliere il proprio pappagallo, specialmente tra fratelli o comunque più soggetti insieme, è quello di valutarlo con il confronto diretto. In genere, ma non in termini assoluti, il soggetto che si avvicina a noi senza eccessivi timori (fatto salvo che il nostro approccio nei loro confronti sia rispettoso, dolce e non invasivo), è quello con una maggiore propensione e curiosità verso la figura umana che l’ambiente esterno. La scelta rimane comunque un fatto istintivo e personale.
A soli 7 mesi il soggetto è giovane e il fatto di avere avuto un contatto visivo con molte persone dovrebbe di per se renderlo meno diffidente. Ma questo lo puoi verificare solamente potendo avere l’esemplare libero e con la possibilità di accarezzando, per verificare la sua docilità. Tieni comunque presente che non ti conosce, quindi una certa diffidenza è fisiologica. Come sempre il resto lo fa il tempo è la pazienza. La pettorina puoi provare a mettergliela, ma fai tutto gradatamente. Personalmente tra le due specie preferisco nettamente il Senegalus, senza nulla togliere al Pionus. La maggiore o minore docilità rimane sempre un fatto legato al singolo soggetto. Entrambe le specie se ben allevate, sono docili. Ma per un insieme di aspetti legati a potenzialità cognitive e mitiche, io trovo più interessanti i Senegalus, ma ripeto, è un mio parere personale.
Quanto alla saliva, posso dirti che una certa umidità all’interno del cavo orale è normale.
Ciao, Maria.
Inviato il 29/01/2017 – Pappagalli e PET THERAPY
Salve, sono Rosalba Costa, una docente della scuola secondaria di primo grado. I miei alunni stanno sviluppando un progetto scientifico che ha per tema la PET therapy con i pappagalli. A tal proposito avrei bisogno di informazioni più dettagliate riguardo questa pratica. Potreste fornirmi una relazione più dettagliata dei benefici ottenuti?
Grazie
Impiego dei pappagalli nella PetTherapy – di Maria Tommasi
Da sempre sono noti i benefici apportati nella relazione tra l’uomo e l’animale, in termini relazionali e affettivi, e in molti casi persino terapeutici laddove esistano alcune problematiche sia di ordine esistenziale che sanitario.
Certamente questo avviene con il presupposto fondamentale che la scelta di adottare un animale sia valutata con consapevolezza e responsabilità, al fine di instaurare con lui un rapporto basato sulla conoscenza e il rispetto, oltre che per scongiurare una problematica diffusa, l’antropomorfizzazione, ossia il proiettare sull’animale valenze affettive, aspettative o risposte comportamentali tipicamente umane.
Da questi benefici osservati nella convivenza con l’uomo, si è visto l’enorme potenziale terapeutico nell’utilizzo di animali nella cosiddetta “PetTherapy”.
Nello specifico, approfondirò a grandi linee (l’argomento è molto ricco e complesso), l’utilizzo di questa particolare specie aviaria: i pappagalli.
A differenza di altri animali, i pappagalli per le loro doti mimiche e la loro suscettibilità all’apprendimento della parola umana, non sono animali verso i quali ci si limita alla semplice osservazione passiva, come ho detto in più occasioni. E questo li rende assolutamente unici rispetto ad altri animali per così dire, più scontati e convenzionali. Inoltre la loro taglia ridotta li rende più maneggevoli e gestibili in vari luoghi e ambiti, come co-terapeuti.
Tuttavia, occorre partire da una premessa; i pappagalli sono animali monogami, ovvero sviluppano legami affettivi molto profondi tra loro in natura, e con l’uomo nel caso dei soggetti PET. Quindi hanno loro per primi bisogno di una certa continuità nella relazione con l’uomo, e questo per quanto concerne l’utilizzo in PetTherapy, non rende tutte le specie adatte a questo scopo.
È necessario stabilire preventivamente degli aspetti fondamentali:
- Individuare la specie adatta, per lo scopo e la tipologia di persona alla quale è affidato come co-terapeuta (bambini, anziani, disabili).
- All’interno della stessa specie, individuare un soggetto che per caratteristiche caratteriali individuali di docilità, maneggevolezza e adattabilità a varie situazioni e circostanze, oltre che alla fondamentale propensione a essere manipolato da più persone, sia confacente ai risultati che ci si prefigge di ottenere. (cosa non sempre gradita ai pappagalli, che come abbiamo detto sono animali monogami). A questo scopo è sempre preferibile utilizzare dei soggetti molto giovani, l’ideale è appena concluso lo svezzamento.
- Affiancare quindi in modo compatibile e armonico da entrambe le parti, co-terapeuta e “paziente”, al fine di ottenere un costruttivo progetto terapeutico, ed ottenerne tutti gli straordinari benefici.
La PetTherapy con i pappagalli trova vari ambiti di applicazione e di successi relazionali e terapeutici.
Ricordo come ho detto all’inizio, che si tratta di animali che per le loro caratteristiche mimiche, e di forte empatia con l’uomo, implicano a tutti gli effetti un coinvolgimento affettivo e relazionale. La loro caratteristica fondamentale è quella di apprendere il linguaggio umano, e su questo è basato l’ INPUT che viene trasmesso ad esempio, ai bambini con difficoltà comunicative e del linguaggio, bambini autistici, bambini ma anche adulti, con difficoltà di apprendimento, e socializzazione.
I bambini traggono tutti stimoli positivi, sviluppando una migliore autostima, stimolando la socializzazione e migliorando quindi il loro sviluppo psico affettivo. Non solo, ma la loro interazione passa anche all’accettazione del principio del “diverso da me”, quindi si impara a conoscere e rispettare un animale con una precisa e spiccata personalità, che non “obbedisce” come ad esempio il cane, perché a differenza di quest’ultimo, nella memoria antica del pappagallo, non esiste il concetto di obbedienza, avendo in natura un regime sociale paritario, e non tra “dominante e sottoposto”. Pertanto i bambini con una tendenza all’iperattivismo o tendenze sociali prevaricanti o comunque poco inclini all’ascolto e all’attenzione, ne traggono beneficio sviluppando un principio fondamentale per tutti i rapporti interpersonali tra conspecifici umani e non: L’EMPATIA.
Anche i bambini audiolesi traggono benefici da questi animali, in quanto la comunicazione viene stimolata attraverso quella del “linguaggio del corpo” e non quella prettamente verbale.
Altro campo di applicazione con significativo successo è nell’ambito della disabilità; come ho già detto, la loro ridotta dimensione ne facilità la gestione anche da un punto di vista tecnico, e quindi sono facilmente trasportabili sia nelle scuole, negli ospedali, nelle case di riposo e nelle comunità.
La loro maneggevolezza li trova quindi co-terapeuti ideali in tutte quelle persone con un handicap fisico temporaneo o permanente, poiché implica anche un allenamento al movimento delicato e fine e al controllo del proprio corpo.
E naturalmente l’enorme beneficio tratto dalla PetTherapy con il pappagallo, è tratto dalle persone anziane, sia con sindromi depressive legate all’età e alla solitudine, che da deficit cognitivi e degenerativi, oltre che deficit della vista, dell’ udito e del movimento.
Oltre a tutti i benefici sopraelencati, l’anziano ottiene immediatamente una risposta positiva del tono dell’ umore, viene stimolato al gioco, e a tutte le attività ludiche e di socializzazione. Non dimentichiamo che l’anziano ha la tendenza a chiudersi in se stesso a causa del suo stato psicologico, e i pappagalli, con il loro carattere allegro e socievole, oltre alle loro strabilianti doti comunicative, sono la migliore psicoterapia per l’anziano con tendenze all’introversione e isolamento sociale.
L’ anziano si abitua a parlare con il pappagallo, essendone stimolato dalle “risposte”, e quindi si abitua ad esternare le proprie emozioni; ne consegue che viene portato all’interno del suo vissuto un input positivo, che contrasta il decadimento del tono dell’umore, e prendersi cura dell’animale alato, sia nel nutrimento materiale che affettivo, ne contrasta anche il decadimento cognitivo.
Sono innumerevoli i benefici tratti dall’impiego di questi animali, nell’ambito di affiancare questi simpaticissimi co-terapeuti alati, agli operatori del settore al fine di aiutare varie tipologie di persone fragili.
Concludo con una schematica panoramica sulle specie più indicate da impiegare in questo settore.
La specie in assoluto più indicata, sia per le sue caratteristiche caratteriali di estrema docilità e predisposizione ad essere manipolata da più persone, sia per l’estrema dolcezza e affettuosità, che per una non tendenza alla mordacità, è la calopsitte (Nimphicus Hollandicus). Inoltre il maschio di questa specie, possiede quello straordinario valore aggiunto in più, di apprendere (con consapevolezza), e ripetere un discreto numero di parole e frasi, e fischiettare motivetti e canzoncine. Queste caratteristiche rendono la calopsitte il pappagallo ideale in assoluto, per tutte le tipologie di persone sopra indicate.
Altre specie di taglia leggermente maggiore, come ad esempio i conuri del genere Aratinga o parrocchetti monaco, possono essere adatti, ma essendo specie già più impegnative dal punto di vista della rumorosità, occorre una più attenta valutazione della persona che dovrà essere affiancata all’animale nel percorso di cura. Con specie di taglia maggiore, come ad esempio le Amazzoni, occorre anche qui valutare bene in quanto si tratta di specie dal carattere dominante e quindi più difficili nell’interazione, in quanto si tratta di specie che tendono a sviluppare un legame con una persona in particolare. Occorre valutare bene il singolo soggetto, preferibilmente giovanissimo, e il destinatario.
Per quanto riguarda il cenerino, concentrato assoluto di capacità cognitive, doti mimiche e intellettive, sovrapponibili in tutto e per tutto all’intelligenza di un bambini di 5 anni, con l’emotività però di un bambino di 2, è una specie che personalmente sconsiglio, non perché non sia dotata dei requisiti, ma per il semplice fatto che la sua notevole complessità psicologica, ne fa un pappagallo estremamente delicato e complesso. E’ un pappagallo tendenzialmente timido e insicuro, e possiede lui per primo delle attenzioni particolari e costanti, oltre che continuative nel tempo. La sua straordinaria intelligenza ed emotività, lo porta ad un’estrema fragilità psicologica, con il conseguente sviluppo di disturbi del comportamento che sfociano nell’autolesione, se mal gestito o comunque trascurato. Quindi a mio avviso, non è la specie più indicata laddove non può esistere un rapporto continuativo nel tempo, e con una persona in particolare, che lui inevitabilmente tenderà a preferire.
Questo in conclusione, è una panoramica generale sull’impiego dei pappagalli in questa particolare terapia, la PetTherapy, una nuova visione degli aspetti terapeutici del rapporto tra uomo e animale.
Maria Tommasi
Inviato via mail il 16/01/2017 – Vorrei un pappagallo: Pionus Senilis o Senegalus?
Ciao Maria,
mi chiamo Mariangela; da quando ero bambina desidero convivere con un pappagallo da accudire e da tenere come amico, esattamente come si fa con un cane o un gatto; ho letto e sto leggendo molto, ma spesso ciò che leggo consiste in opinioni che, a volte, si contraddicono. Casualmente mi sono imbattuta nel tuo sito e, quindi, ritengo che sei la persona realmente competente ed autorevole che possa darmi il consiglio giusto.
Io desidero un pappagallo tranquillo, docile, affettuoso, che si faccia coccolare, che non abbia tendenze aggressive, che non sia eccessivamente rumoroso, vivace e distruttivo. Ti preciso che richiedo queste caratteristiche perché vorrei portare il mio amico spesso a spasso con me, abitandolo alla pettorina, e, spesso, anche nel mio ufficio di cui sono titolare. Spero di non essere stata troppo pretenziosa, so benissimo che i pappagalli sono pagliaccetti, ma voglio una Amicizia felice per la vita. Dalle varie schede sulle specie di pappagalli ho letto che i pappagalli che hanno caratteristiche compatibili con le mie richieste sono il Pappagallo del Senegal ed i Pionus, tra cui i miei preferiti sono il Pionus Senilis ed il Testa Blu.
Premesso ciò ti vorrei chiedere se, davvero, le specie che ti ho elencato possano essere compatibili con le caratteristiche che ho elencato, se queste specie hanno anche capacità di parola, se ci sono altre specie che possano essere compatibili con me e se, tra i tre esemplari che ho elencato, una è da preferire.
Aspetto con impazienza la tua risposta e ti ringrazio in anticipo per il tempo che mi dedicherai.
Mariangela
Ciao Mariangela e benvenuta nel mio Blog. Fai molto bene a documentarti prima sulle varie caratteristiche delle specie, poiché spesso le persone purtroppo, nelle scelte si lasciano condizionare dai soli canoni estetici, e da parte di chi li cede, trovano persone poco attente ad accertarsi che i potenziali proprietari siano veramente consapevoli se quella specie sarà effettivamente compatibile con le loro caratteristiche prioritarie. I pappagalli non sono oggetti, ma compagni per la vita. Detto ciò, parto dalle 3 specie interessate. Tra queste, che riassume tutto ciò che tu cerchi è il pappagallo del Senegal. È giocherellone, intelligente, poco rumoroso rispetto ad altre specie, ed è molto dotato nell’apprendimento della parola umana e molti suoni. Un po’ timido all’inizio finché non prende confidenza con l’ambiente. Tieni presente che a volte può stringere un po’ con il suo potente becco, ma quasi sempre è per pura curiosità verso la sperimentazione in generale.
I Pionus sono tranquilli in effetti come temperamento, e abbastanza silenziosi, ma meno dotati nella mimica rispetto al Senegalus. Altra specie che ti segnalo con caratteristiche simili al Senegalus, è il caicco, di cui ti allego una foto (caicco testa nera). Poco rumoroso, affettuoso, molto vivace e giocherellone. È però più dotato verso l’apprendimento di suoni e rumori che la parola umana…
Altra specie che in assoluto racchiude tutte le caratteristiche di docilità e tranquillità di carattere, oltre che una semplicità di gestione e affettuosità è la calopsitte. Scegli un maschio nel caso di questa specie, se come ”valore aggiunto” a tutto ciò vuoi anche un soggetto con una buona capacità di apprendere il linguaggio e capace di fischiettare molte canzoncine. Spero di essere riuscita a darti un quadro chiaro delle specie più adatte alle tue esigenze.
Ciao, Maria
Inviato il 09/01/2017 – Conuro del sole
Salve, mi chiamo Francesco, ho 20 anni, e sono in possesso di Sunny, un bellissimo conuro del sole allevato a mano. Adesso Sunny ha circa 8 mesi, vive in una gabbia in casa di ben 101×60 h120 e siccome per via delle dimensioni della gabbia, oltre ad essere enorme solo per lui, la tengo in camerino, tutta la mattina la passa con me e pomeriggio e sera con i miei poiché io sono a lavoro, solo che preferirei lasciarlo anche un po’ spesso in gabbia e mia madre mi ha consigliato di rivendere la sua e di comprarne una più piccola da tenere con noi in sala pranzo ma purché sia con noi, e quindi sto per acquistare domani una piccola voliera di 60×60 h150, detto ciò… La mia idea era quella di prendere un secondo pappagallo verso aprile/giugno da mettere nella stessa gabbia, ho pensato ad un amazzone fronte blu/rossa o gialla… La mia domanda é, dato che Sunny ad aprile avrà ormai un anno, e l’amazzone sarà cucciola di circa 2/3 mesi, potrò inserirla nella gabbia? O devo abbandonare l’idea di un amazzone e un altro conuro? Ho letto anche che potrebbe andare bene anche un parrocchetto dal collare, è vero? Perché se è così lo compro domani, che nel negozio della gabbia nuova ne hanno uno da solo da quasi 2 mesi e mi fa molta tenerezza… Grazie anticipatamente
Ciao Francesco. Una gabbia 60x60x150 h, potrà andare bene per il conuro del sole da solo, ma escludo categoricamente che questo spazio possa includere insieme anche un pappagallo di taglia medio/grande come un’amazzone, f. blu, gialla o rossa che sia. E tra l’altro se avrà appena 2 o 3 mesi, non è ancora completamente svezzata, e se di mesi ne avrà addirittura 2, te lo sconsiglio vivamente, dato che non ci si improvvisa in questa materia. E diffida di chi te la cede. Il problema non è tanto la compatibilità tra loro, poiché quella non la puoi conoscere ora. Ma in questo caso si tratta prima di tutto di spazi adeguati ed età opportuna.
Per quanto riguarda il parrocchetto dal collare, ha un carattere piuttosto schivo e diffidente, con una marcata tendenza a rinselvatichirsi se non gli si dedicano attenzioni costanti; anche se mi sembra di capire che si tratta di un soggetto giovane, e anche il tuo conuro lo è. Ma rimane comunque una scelta di accostamento che personalmente non farei.
In ogni caso, rifletti bene sulle caratteristiche psicologiche e necessità di ogni specie prima di cimentarti in un nuovo acquisto, poiché comporta sempre un impegno.
Ciao, Maria.
Inviato via mail il 01/01/2017 – Parrocchetto dal collare scavatore
Salve, ho un parrocchetto dal collare, è di colore giallo e ha circa 8 mesi, quindi non so se sia maschio o femmina. Vive in un balcone piuttosto ampio: 6,5 metri di larghezza per 3 di altezza e 2 di profondità, con una ampia vetrata e ricambio di aria, poi ha una gabbia molto grande in cui dorme e prende il cibo che poi si mangia dove gli pare più comodo. Ultimamente si infila in una scatola che io gli ho messo in un angolo e comincia a raspare con le zampe e non capisco perché. Le prime vole che ho posizionato questa scatole addirittura mi attaccava per difenderla, ora non lo fa più ma come mi avvicino vola subito a vedere cosa faccio. Qualche idea o suggerimento? Per il resto è molto vivace, vola in balcone, in casa e quando posso usciamo per alcuni minuti. Fa le fusa! Gli strofino il naso dal ventre a sotto il becco e lui si inarca con la schiena apre le ali a metà ed emette dei suoni come le fusa di un gatto. Grazie
Ciao, i parrocchetti dal collare sono dei veri scavatori. È una loro caratteristica sin da quando sono pulli: sia nel nido se allevati dai genitori, che nel contenitore o scatola se allevati a mano, infilano la testa nell’angolo e scavano e raspano! È un comportamento innato assolutamente normale. Pensa che a volte in cattività, se alloggiati in voliere con fondo naturale, sono in grado di scavare dei tunnel e finire nelle voliere attigue. Ciao, Maria.